Politica

Il Consiglio Comunale dice 'no' al nuovo codice della strada

Per i consiglieri comunali, che sul tema hanno firmato un ordine del giorno, la riforma "peggiora la situazione". Tra le istanze, quella di potenziare il trasporto pubblico locale e di dare più autonomia ai Comuni in tema di viabilità. In pratica, di sostenere Città 30

Foto archivio

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Anche il Consiglio Comunale di Bologna si schiera per chiedere che il nuovo codice della strada, voluto dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini e in discussione questa settimana alla Camera, sia modificato e rispetti il piano nazionale per la sicurezza stradale 2030. E lo fa con un ordine del giorno firmato dai consiglieri di Coalizione Civica, Lepore sindaco e del Partito Democratico che puntano anche a potenziare il trasporto pubblico e sostenere Città 30, che come rivendica Palazzo d'Accursio, nei primi due mesi di applicazione avrebbe determinato un calo degli incidenti del 16,6%.

Nel testo, che sancisce una pesante bocciatura della nuova norma, si sostiene che la riforma "limiti pesantemente l'autonomia di azione delle amministrazioni comunali" e contenga "misure inefficaci che non migliorano le norme attuali e addirittura vanno ad aggravare la situazione, perché non agiscono sulle cause della mortalità stradale e sulla prevenzione"

Le richieste dei consiglieri

Il testo è stato presentato da Simona Larghetti (Coalizione civica) e firmato da Detjon Begaj, Porpora Marcasciano (Coalizione civica), Giacomo Tarsitano, Siid Negash (Lepore sindaco), Mattia Santori, Roberto Iovine e Rita Monticelli (Partito Democratico). L’obiettivo principale è chiedere al sindaco Matteo Lepore e al Comune di “intervenire urgentemente, anche attraverso l'Anci, sia regionale sia nazionale, presso il Governo e il Senato, affinché siano eliminate dalla riforma del codice della strada e dai successivi decreti legislativi delegati e decreti attuativi le norme in contrasto con il Piano nazionale per la sicurezza stradale 2030 e con il Piano globale per la sicurezza stradale 2021-2030 dell'Onu e Oms”.

Più autonomia per i Comuni

Tra le istanze, anche quella di eliminare “dalla riforma del codice della strada e dai successivi decreti legislativi delegati e decreti attuativi le norme che limitano la possibilità dei Comuni di intervenire sulla gestione della mobilità urbana e della viabilità stradale, nel rispetto dell'attribuzione agli stessi delle funzioni amministrative secondo il principio di sussidiarietà prevista dall'articolo 118 della Costituzione”. In pratica, l’idea è quella di consentire l’applicazione di misure come Città 30 con meno pastoie burocratiche. E – forse – di evitare situazioni di stallo come quella che si è venuta a creare con il ministro Salvini, che proprio sui limiti di velocità nei centri urbani ha emesso una direttiva e ha innescato un braccio di ferro con Palazzo d’Accursio.

Potenziare il trasporto pubblico locale

I consiglieri comunali domandano anche che siano “promossi interventi normativi e finanziari a favore della mobilità attiva e del potenziamento del trasporto pubblico locale, e che agevolino i percorsi verso le Città 30” e che “siano portati a termine prima possibile tutti i progetti di mobilità sostenibile già approvati e finanziati sulla base delle precedenti disposizioni previste dal codice della strada”. L’ordine del giorno è stato approvato con 19 voti a favore. Astenuti 10 consiglieri di Fratelli d’Italia, Lega Salvini premier, Forza Italia, Bologna ci piace e Gruppo Misto.

Anche altre città 'bocciano' la riforma

Anche Roma, Milano, Torino, Bergamo, Brescia, Verona e Vicenza, Padova hanno espresso pubblicamente la loro contrarietà al nuovo codice della strada in approvazione oggi alla Camera dei deputati. Ordini del giorno simili  a quello di Palazzo d'Accursio, inoltre, sono stati presentati e stanno per venire discussi, tra cui: Aosta, Genova, Jesi, Modena, Monza, Perugia. Gli assessori e le assessore dei Comuni di Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza e Padova nei giorni scorsi hanno inviato un comunicato stampa congiunto dedicato al nuovo codice della strada nel quale affermano che "la sicurezza stradale di pedoni e ciclisti non ha colore politico" e chiedono al Governo di "ripensarci".


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