Politica

Flop M5S in Sardegna, Bugani: 'Sta a noi decidere se andare avanti o fermarci'

In una lunga nota il consigliere ora nello staff di Di Maio fa la sua analisi della sconfitta: 'Lo avevo pronosticato' e ammette la confusione del Movimento in Sardegna

"Chiunque abbia parlato con me in questi giorni sa che io avevo pronosticato un risultato fra l'8 e il10%, ma non ci voleva Nostradamus". Lo ha scritto il consigliere 5 Stelle Massimo Bugani che attribuisce il crollo alle elezioni regionali sarde anche al fatto che il Movimento si presenti da solo. E anche per i pentastellati è arrivato la seconda "analisi della sconfitta", che segue a quella del crollo nelle regionali abruzzesi di qualche settimana fa, vinte anche qui dal centro-destra. 

"Guardate i numeri delle liste civiche alleate al cdx e al csx. Sono liste che fanno il 5, il 4,5, il 4% . Sommate portano in dote un 25% al cdx e un 20% al csx. È il momento delle liste civiche - continua - ora più che mai, semplicemente perché i cittadini ne hanno le tasche piene dei partiti e dell'overdose dei loro faccioni in tv".

Bugani, ora a Roma nello staff di Luigi Di Maio, ammette che il Movimento sull'isola arranca "con il candidato prescelto condannato in primo grado e costretto ad abdicare (Mario Puddu accusato di abuso d'ufficio - ndr), senza poter utilizzare di conseguenza il tema dell'onestà, senza radicamento sul territorio (i migliori fuggono dai comuni per non "bruciarsi" un mandato), senza coordinamento, con nostri esponenti o attivisti di Oristano che dicono l'esatto contrario di quello che dicono nostri esponenti o attivisti a Nuoro, con 4 meetup in guerra tra di loro in ogni comune e con i giornali che sguazzano a raccontare le faide. Ma cosa ci potevamo aspettare?"

In Sardegna infatti mancano all'appello 300mila voti e una buona parte potrebbe averla fatta l'astensionismo. Il candidato del Movimento Francesco Desogus si ferma all'11%, il nuovo presidente Christian Solinas (centro-destra) ha preso il 47,8%, ha tenuto il centro-sinistra con il 33%. E' comunque il Pd il primo partito dell'isola. 

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Andare avanti o fermarsi?

In tanti avrebbero chiesto la testa di Di Maio: "Che cavolo c'entra? - incalza Bugani - Luigi andrebbe semplicemente clonato per la sua dedizione e per la sua lucidità" visto che "il M5S nato senza soldi, senza giornali e senza classe dirigente, ha già ottenuto in questi anni molto più di quanto era immaginabile ottenere. La sua Champions l'ha già vinta, con tanto di gol in rovesciata e applausi commossi", ma "ora a mio avviso sta a noi decidere se andare avanti o se fermarci qui, contenti per aver riportato l'etica al centro del dibattito politico, per aver fatto una seria legge spazzacorrotti, per aver cambiato l'agenda politica, per aver cambiato il modo di fare informazione e soprattutto per aver aumentato esponenzialmente l'interesse e la partecipazione dei cittadini". 

Se si decide dunque di andare avanti per Bugani è giunta l'ora "di smettere di presentarci alle elezioni comunali e regionali con le mani legate dietro la schiena e gli occhi bendati, andando contro a corazzate armate fino ai denti e piene di soldi, con la nostra fiondina e il nostro sassolino. Con questa formula si possono vincere solo comuni e regioni in bancarotta o sciolti per mafia o reati vari. Guardiamo in faccia alla realtà! La realtà è bella anche quando è spietata" e poi "approfittare invece di risultati facilmente prevedibili per mettere in discussione il ruolo di Luigi (Di Maio) è roba di basso livello, una speculazione a metà fra il mediocre e il miserrimo".

Bugani quindi esorta i suoi: "Senza paura, senza ansie, senza frenesia, iniziamo a costruire il movimento che verrà, un passo alla volta, un mattoncino alla volta, un palloncino dopo l'altro. Senza guardare gli altri, senza ascoltare i talk. Tutti dicono che siamo morti, e invece potremmo iniziare a fare sul serio proprio adesso - altrimenti - è stato bello, abbiamo dato tutto contro tutto e tutti, togliamoci la maglietta sudata senza rimpianti, facciamoci una bella doccia e che l'ultimo si volti indietro, faccia un bel sorriso e poi spenga le luci". 

Studi e ricerche Cattaneo: sintesi dell'analisi del voto in Sardegna

Il candidato di centro-destra Christian Solinas ha ottenuto il 47,8% dei voti pari, in termini assoluti, a 363.485 voti), con un incremento di 8,1 punti percentuali. Peraltro, specifica l'istitito Cattaneo, la somma dei voti alle liste di centrodestra è stata superiore a quella raccolta dal suo candidato, arrivando a raccogliere il 51,8% dei consensi. Va messo in evidenza il forte calo dei consensi per la componente moderata della coalizione, rappresentata sia da Forza Italia (che ha perso 70mila voti, pari a 10,5 punti percentuali in confronto con il 2014) che dalla lista Pro Sardinia-Udc, la quale vede più che dimezzare i suoi consensi sul piano regionale (-25.874 voti, equivalenti a 3,9 punti percentuali): la Lega di Salvini ha raccolto 80.068 voti in una regione dove non si era mai presentata. 

I partiti di centrosinistra, soprattutto il Pd, possiedono ancora una rete di amministratori e strutture presenti a livello territoriale, in grado di mobilitare il proprio elettorato nelle consultazioni locali. Questa capacità consente al centrosinistra di sfruttare il vantaggio derivante dalla cosiddetta “(s)mobilitazione asimmetrica” nelle consultazioni locali perché può fare affidamento su uno zoccolo duro di elettori “fedeli” più facilmente mobilitabili in un contesto
di contrazione dell’affluenza rispetto alle competizioni di livello nazionale. 

Contrazione dei consensi per il Movimento 5 Stelle in 21 comuni sui 26 analizzati, con un calo medio che si attesta sui 5 punti percentuali. Il calo dei consensi osservato per il M5ss tra le elezioni politiche e quelle regionali persiste anche a livello locale, cioè quando si mettono a confronto i voti ottenuti dai cinquestelle in due elezioni di livello non-nazionale. Di conseguenza, la contrazione dei voti per il partito di Di Maio non sembra essere legata esclusivamente al diverso tipo di arena elettorale o alla natura molto digitale e poco territoriale del M5s. Infatti, anche mettendo a confronto i dati derivanti da due consultazioni di livello locale, emerge un calo piuttosto consistente dei voti per le liste dei cinquestelle. Ciò significa, in altri termini, che le recenti perdite subite dal M5s sono dovute più a fattori contingenti, legati probabilmente alle scelte di governo, che non a fattori strutturali riguardanti la natura del partito di Di Mai


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