Politica

Garagnani lascia i vertici di Confagricoltura e si candida in Europa

Il suo obiettivo è battersi per "un'agricoltura sostenibile" sia per l'ambiente sia per i produttori

Guglielmo Garagnani e Galeazzo Bignami

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Dopo 7 anni alla guida di Confagricoltura Bologna, Guglielmo Garagnani lascia la presidenza dell’associazione per candidarsi alle elezioni europee nelle liste di Fratelli d’Italia. La sua discesa in campo è stata formalizzata venerdì scorso insieme al vice ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Galeazzo Bignami. Anche nella corsa per il Parlamento europeo Garagnani si pone “l’importante obiettivo di far tornare l’agricoltura protagonista nell’Europa del futuro”. Un modo per dare risposte ai tanti agricoltori che in questi mesi sono scesi in piazza, anche con i loro trattori, a Bologna e in altre parti d'Italia, ma anche in Francia, Germania e altri Paesi per dare un segnale forte a Bruxelles e chiedere un cambiamento. L’obiettivo del modello di agricoltura che Garagnani vuole portare avanti è “produrre materie prime di qualità per assicurare un’alimentazione sana, sostenibile e sicura a tutta la popolazione, senza lasciare indietro nessuno”,  "meno ideologica nelle derive pseudo-ambientaliste e più competitiva”.

“Guglielmo Garagnani costituisce una figura preziosa e importante per le numerose e diverse competenze che possiede e che nell’ambito dell’Unione Europea risulterebbero senz'altro di grande utilità – ha sottolineato il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Galeazzo Bignami -. Dall’agricoltura all’imprenditoria, passando per la tutela ambientale e il dissesto del territorio, la sua capacità di mantenere le posizioni e gli impegni assunti rappresentano un valore aggiunto di cui Fratelli d’Italia è senz’altro onorato di potersi giovare”.

Chi è Guglielmo Garagnani

Laureato in Scienze Agrarie all’Università di Bologna,  53 anni, Guglielmo Garagnani dall’età di 24 anni fa l’imprenditore agricolo. Dal 1995 conduce insieme alla famiglia la storica Tenuta Ca’ Selvatica in Valsamoggia, alle porte di Bologna. Da oltre 20 anni  è impegnato in prima linea per il mondo agricolo: è, infatti, stato vicepresidente del Consorzio di bonifica Reno Palata, poi presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna dal 2009 al 2015. Nel 2017 ha assunto la carica di vicepresidente del Consorzio Parmigiano Reggiano e nel 2020 è stato eletto alla presidenza nazionale di ANB, Associazione Nazionale Bieticoltori.“Annunciando la mia candidatura rimetto anche il mio mandato di presidente di Confagricoltura Bologna, associazione che sono orgoglioso di guidare dal 2017 - spiega Garagnani -: l’esperienza accumulata in vent’anni di dialogo e confronto continuo con le Istituzioni a livello locale, nazionale e internazionale sarà preziosa per gli impegni che dovrò affrontare a Bruxelles, confrontandomi con chi decide il futuro dell’agricoltura europea”Il Green Deal europeo

“Il cambiamento climatico e lo scenario geopolitico globale sono fattori determinanti per il presente e il futuro dell’agricoltura - spiega Garagnani - ma sono battaglie che si combattono e si vincono nei tavoli Comunitari e che impatteranno sulla vita di tutti i cittadini europei. Da un’agricoltura forte e competitiva, infatti, dipenderà la disponibilità di cibo in quantità sufficiente e qualità adeguata, ma non solo. La partita dell’energia, emersa drammaticamente all’indomani dello scoppio del conflitto russo-ucraino, può vedere i produttori agricoli come protagonisti grazie a impianti a biogas e agrisolari, soluzioni agrivoltaiche che trovino un corretto equilibrio fra utilizzo di superficie agricola e coltivazioni, e produzione di biocombustibili”.

L’impegno di Garagnani va anche in direzione di un’Europa sempre più sostenibile, sia sul fronte ambientale che su quello economico e sociale. “Condivido gli obiettivi del Green Deal Europeo ma ne critico con determinazione i tempi e i modi di applicazione, figli di un falso ambientalismo scollegato dalla realtà – dice - . E mi oppongo con fermezza alla criminalizzazione che è stata fatta dell’agricoltura nei confronti dell’opinione pubblica dipingendo i produttori come avvelenatori della terra e del cibo”.  “Il costo della transizione ecologica europea non può ricadere solo sulle spalle degli agricoltori e di pochi altri settori come vittime sacrificali”, conclude.


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