Cronaca

Metà architetto metà mamma, torna al suo primo amore: "Disegni e buste per tornare a scriverci delle lettere"

Un lavoro compatibile con una famiglia da cinque? "Dopo aver lasciato lo studio di architettura per essere più presente con i miei figli ho fatto anche la sfoglina. Poi, dopo il covid, ho ripreso in mano pastelli e colori"

Beatrice è un architetto. Quarantasette anni, mamma di tra bambini di 7, 11 12 anni, un marito. Il suo "progetto famiglia" (così come lo chiama) a un certo punto ha richiesto di più e lei, che voleva essere una madre presente per i suoi bimbi, ha sentito di dover fare una scelta: "Lavoravo in libera professione per una multinazionale come architetto. Poi mi sono innamorata e si è realizzato il nostro sogno di mettere su una famiglia esattamente come è oggi. La mia professione ho dovuto rivederla perchè la mia idea dell'essere mamma comportava una presenza più costante: non avevo neppure più la concentrazione per continuare a lavorare così come avevo fatto fino a quel momento e tutto è cominciato a cambiare".  

Ma non è tutto qui. Così come spiega Maria Beatrice Tarabusi, qualcosa le mancava già da tempo: "Quando mi sono iscritta all'Università per assecondare le mie attitudini mi sono trovata a scegliere fra Architettura e Accademia di Belle Arti. La prima ha avuto la meglio per un pensiero lungimirante rivolto al mondo professionale e alle opportunità del futuro. La tesi l'ho scritta a mano, ma una volta entrata nel mondo del lavoro ho scoperto che tutti i progetti si sviluppavano al computer. Mi è mancato molto il disegno a mano libera. Il disegno 'bello' a mano libera". 

Ma prima di tornare a questo primo grande amore fatto di colori, matite e pennelli, c'è stato un intermezzo..."Sì. Nella mia ricerca di un impiego compatibile con la famiglia e con gli orari e i ritmi di casa, ho fatto anche la sfoglina. Un'esperienza bellissima grazie soprattutto alla titolare di un laboratorio di pasta (che è in via Turati ndr) che mi ha accolta nel migliore dei modi. Sapevo fare i tortellini perché in casa mia mamma e mia nonna li facevano, ma avevo bisogno anche di esperienza...dopo aver fatto un corso ho chiesto se avessero bisogno di un aiuto e così è nata la nostra collaborazione. L'ho fatto con tanta passione anche se non era il mio lavoro". 

Chiuso anche l'ultimo tortellino, ecco che rispuntano scatole di acquerelli e pennarelli..."Alla fine è successo: ho ricominciato a disegnare. E' stato con il covid che ho ritirato fuori tutto e mi sono rimessa a scarabocchiare, prima nel privato e poi facendo dei piccoli laboratori nelle scuole. Ho osservato i bambini e ho capito che qualcosa era diverso: erano abituati ad andare veloci, non sapevano attendere che un'opera fosse del tutto finita e non riuscivano a concentrarsi abbastanza...". 

Da questa osservazione e dalle riflessioni che ne sono conseguite cosa è nato? "Ho capito che a me, in questo tempo, sono mancate tante parole. Ho sentito che era necessario fare un passo indietro e riprendere in mano delle passioni perdute. E scrivere. E' successo che mia figlia ha preparato una lettera da mandare alla cuginetta a Londra e lei le ha risposto. Abbiamo ritrovato l'emozione di avere nella buchetta della posta non solo bollette e comunicazioni fredde, ma qualcosa di piacevole e gioioso. Non siamo più abituati a questo e l'effetto è stato molto bello. Ecco, il progetto 'Le lettere di Bea' è nato proprio da qui. Dalla mancanza di parole, dalla mancanza di parole scritte: così ho iniziato a creare delle cartoline, dei biglietti, dei segnalibri e delle buste illustrati a mano. Le persone mi danno un tema e io lo sviluppo con creatività, basandomi sul destinatario". 

Dunque un progetto che è diventato realtà: come? "C'è stato un primo passaparola che mi ha dato modo di avere dei committenti ai quali proporre i disegni fatti con varie tecniche (dalla china all'acquerello) e poi la rete si è ampliata. Ho fatto anche un primo mercatino artistico e aperto delle pagine social e un sito. Oltre che spedirle personalizzandole con messaggi e testi, si possono poi anche conservare e incorniciare. Sono solo all'inizio ma per me è un progetto che significa molto e che ha fatto riemergere qualcosa di importante e gratificante. Senza dover rinunciare a quello che conta di più". 

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