Cronaca

Merola: "La rete fognaria? Tutta da rifare"

Molte sono in amianto, ora si prevede l'ammodernamento delle strutture. Ma quando è stata costruita la prima rete fognaria in città?

"Sono da rifare praticamente le fognature dell'intera città, e non solo". Lo ha detto il sindaco Virginio Merola nel corso, di un incontro con gli iscritti Pd al circolo Murri che si è tenuto ieri sera. 

Merola tocca il tema rispondendo alla domanda di un cittadino, che chiede lumi sulla vendita delle azioni libere decisa dal Comune e le possibili conseguenze sulla manutenzione delle reti: "Ho segnalato una perdita sei mesi fa e non è stata ancora riparata", racconta. Hera "non è che non stia facendo niente", risponde Merola: "Ci sono da rifare praticamente le fognature dell'intera città e non solo dell'intera citta'. Molte sono in amianto per come sono state costruite in passato e adesso c'è un piano di ammodernamento delle strutture. Hera ce la può fare perchè è un'azienda che funziona". E poi la sotccata al Governo: "Il M5s propone, poi non so se lo manterrà, di tornare alle municipalizzate e di riprenderci in casa le aziende. Una cosa che costa migliaia di miliardi".

I fondi

Gli interventi per aumentare e "svecchiare" la rete fognaria nel bolognese fanno parte di un pacchetto di interventi che saranno realizzati entro l’anno. I fondi provengono da economie di spesa, ossia da risparmi su precedenti programmazioni già concluse e ammontano a circa 4 milioni 100 mila euro, messi a disposizioni dalla Regione Emilia-Romagna. 

In particolare nel bolognese sono previsti lavori sulla rete fognaria con un investimento pari a 1 milione e 100 mila euro. Prevista l’estensione della rete fognaria in località Castel dell'Alpi, in comune di San Benedetto val di Sambro e, a Budrio, il collettamento allo scolo Corla da località Santa Margherita e Via Mauro al depuratore del capoluogo.

Curiosità: storia della rete fognaria bolognese

Attorno al III-IV secolo d.C. la città venne racchiusa all'interno di una minuscola cinta muraria realizzata con blocchi di selenite di recupero, confinante con le vestigia romane ridotte al ruolo di cave a cielo aperto. Solo il torrente Aposa e qualche pozzo fornivano i necessari, ma scarsi apporti idrici. Realizzazioni romane come l'acquedotto, scavato in galleria fra il 27 e il 15 a.C. circa sotto l’imperatore Augusto, la rete distributiva dell'acqua e i rami fognari, privati di ogni forma di manutenzione, vennero progressivamente abbandonati e quindi dimenticati.

L'attuale via D'Azeglio nel Medioevo era chiamata "platea maior". Vi scorreva la fogna a cielo aperto che giungeva fino ai Palazzi Comunali. 

Prima di essere sotterranei, i collettori erano superficiali, a cielo aperto. Lo scarico delle acque nere dei secchiai e dei servizi igienici domestici portava direttamente i liquami sulla via pubblica e da qui a collettori maggiori, determinando seri problemi per la salute pubblica. Inoltre, considerando che la città ospitava migliaia di studenti, fu necessario anche provvedere ad un maggiore decoro urbano e ad una migliore qualità della vita.
La rete delle fognature non fu realizzata tutta insieme: come nelle altre città, anche a Bologna si è proceduto per gradi, individuando prima i collettori maggiori nei luoghi in cui era più agevole lo scarico, per raccogliere le acque superficiali e quelle provenienti dalle case. Poi la rete a poco a poco è andata sviluppandosi, fino a collegare anche gli scarichi domestici.


Per un certo tempo coesistettero i due sistemi di smaltimento. Si provvide prima a servire le zone centrali, vie e piazze di più alta frequentazione in cui le condizioni generali permettevano una facile gestione degli scarichi, poi gli altri luoghi e mano a mano che si procedeva nell'urbanizzazione dei borghi anche là venne portato questo importante servizio. Il completamento della rete fognaria fu realizzato solo in età moderna.
Il principale collettore naturale fognario che attraversava tutta la città da sud a nord era il torrente Aposa. In età tardo antica e alto medievale era stato sistemato in modo da alimentare il fossato delle mura di Selenite. La sua presenza facilitò il costituirsi della rete dei collettori secondari che potevano scaricare direttamente nel suo letto. (fonte: Unibo) 

Alla fine del 1913 il sindaco liberale Ettore Nadalini, oramai dimissionario, decide di costruire le fogne nelle vie Rizzoli, Archiginnasio, Farini e nelle piazze Nettuno, Vittorio Emanuele II e Galvani, nonostante manchi la copertura finanziaria. Si ripropone di saldare il debito con i proventi dell'allargamento del Mercato di Mezzo, dopo le elezioni amministrative (che però non lo vedranno rieletto). Oltre che nella zona centrale, la rete fognaria è ampliata nei nuovi quartieri periferici di Bertalia e Bolognina. nadalini fu sindaco di Bologna dal 28 luglio 1911 al 28 novembre 1913. Durante il suo mandato venne portato avanti il cosiddetto ‘’sventramento”, vale a dire l’allargamento delle vie Rizzoli e Ugo Bassi, e la demolizione di diversi edifici attorno a Palazzo Re Enzo e tra le Due Torri e il Palazzo della Mercanzia.(fonte: SalaBorsa)


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