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Gita a Imola: cosa vedere assolutamente

A cavallo tra Emilia e Romagna vanta una storia millenaria. Si sviluppò quando si diede inizio alla costruzione della via Aemilia, ma non basta un giorno per visitarla. Ecco 7 luoghi di maggior interesse della città

Imola quasi 70 mila abitanti a cavallo tra Emilia e Romagna vanta, come si dice, una storia millenaria, l'area era infatti abitata sin dall'età del Bronzo (2300-700 a.C), ma acquisì un assetto più urbano nel 187 a.c., sotto il consolato di Marco Emilio Lepido, quando si diede inizio alla costruzione della via Aemilia, prendendo il nome di Forum Cornelii, probabilmente per l'intervento di un Cornelio, Scipione o Silla, come incerta è anche l'attribuzione del nome attuale, che potrebbe derivare da "imus" basso. 

Divenne Municipio intorno alla prima metà del I secolo a. C., poi importante centro nel Medioevo. La fama di Imola è arrivata sino al Regno Unito: è l’unica città ad avere la pianta disegnata da Leonardo da Vinci, ora conservata nelle collezioni a Windsor (di proprietà della Regina Elisabetta II), dove il genio soggiornò nel 1502, al seguito di Cesare Borgia.

Non basta comunque un giorno per visitare questa città, iniziamo il nostro tour alla sua scoperta:

1) Rocca sforzesca, piazzale Giovanni dalle Bande Nere. Risalente al XIII secolo, conserva il portale, il mastio le segrete e il terrazzo con vista su tutta la città. Modificata tra 1472 e 1484, per volere della corte sforzesca, venne aggiunta del Palazzetto del Paradiso, destinata a diventare una prigione tra XVI e XX secolo.

2) Biblioteca comunale, via Emilia 80. Ha sede nell’antico convento di S. Francesco (XIV secolo), poi modificato a partire dal 1749. Un grande scalone di accesso al primo piano, l’Aula Magna affrescata, decorazioni, stucchi e finti marmi. Un patrimonio di circa 500mila volumi. 

Di grande rilievo l'archivio storico che comprende oltre 33.000 unità. Dall'Archivio storico comunale (1084-1975), a quello di enti ospedalieri e assistenziali (secc. XIV-XX), di associazioni ed enti (1823-2010), familiari e carteggi privati (secc. XII-XX), Risorgimento e guerre (1796-1945), notarile mandamentale di Imola (1911-2004). Importante l'archivio di Andrea Costa (Imola 1851-1910) considerato uno dei fondatori del socialismo in Italia e primo deputato socialista, e quello del politico Giovanni Codronchi junior (Imola 1841 – Roma 1907). 

3) Palazzo Comunale, via Mazzini 4. Nel XIII secolo era già municipio. Tra il 1200 e il 1300 venne ampliato e furono costruiti i portici e un balcone per la proclamazione dei bandi. Purtroppo nel 1365 venne semi-distrutto da un incendio, ma venne comunque restaurato e reso di nuovo agibile. Nel 1700, su progetto di Alfonso Torregiani, l’architetto Cosimo Morelli riedificò la facciata, lo scalone e alcune sale. 

Spiccano le immagini dei patroni della città, San Cassiano e San Pier Grisologo, dipinti da Gaspare Bigari. 

3) Farmacia dell'Ospedale, via Emilia 95. Tutto è rimasto come quando è stata inaugurata, nel 1794, mentre la facciata è stata rinnovata nel 1928, con impronta liberty. All'interno della farmacia, 457 vasi d’epoca di fattura imolese, mobili originali di legno, opera dell’ebanista imolese Giuseppe Magistretti.

L'edificio nel XV secolo faceva parte dei beni dell’Ospedale di S. Maria della Scaletta e nel '700 l’Ospedale si dotò della farmacia. Notevoli le decorazioni di Angelo Gottarelli e Alessandro Dalla Nave e le sei statue in terracotta eseguite da una bottega di Faenza.

Gli affreschi raffigurano le virtù della Medicina e la forza della Natura.

4) Duomo, Basilica Cattedrale di San Cassiano Martire (Piazza Duomo). Il martire cristiano Cassiano di Imola (240 – 303/305) è patrono della città. Le poche fonti raccontano della sua attività di insegnante e, quando iniziò a parlare ai suoi studenti della fede cristiana, venne denunciato e poi processato. Cassiano rifiutò l'abiura e fu condannato a morte. Ad eseguire la sua condanna furono i suoi stessi studenti con gli stiletti con cui all'epoca si incidevano le tavole di cera.

Edificata tra 1187 e il 1271, la chiesa venne consacrata nell'ottobre del 1271 con la deposizione nella cripta delle spoglie del santo. Subì diversi rimaneggiamenti e nel 1763, fu completamente riedificato per problemi di staticità. L’interno a croce latina, è caratterizzato dal presbiterio sopraelevato. Alla cripta si accede con una scalinata. Di pregio, il coro ligneo del XVIII secolo, il fonte battesimale del 1500 e il Cristo Crocifisso in legno del 1400. Il “Martirio di san Cassiano” è illustrato sull'altare con un dipinto di Pietro Tedeschi.

5) Museo San Domenico, via G. Sacchi 1 (rete Musei Civici). Allestito nell’ex convento dei Santi Nicolò e Domenico che risale al 1200, anche se è stato oggetto di diverse ristrutturazioni. All'interno sono visibili i dormitori, la cucina, i granai e le celle. 

Le opere, dal '300 a oggi, tra oggetti, dipinti, sculture, arredi sacri, ceramiche, disegni, monete e le medaglie e installazioni, provengono dalle collezioni civiche.

6) Museo Giuseppe Scarabellivia G. Sacchi 1 (rete Musei Civici). Intitolato allo scienziato che lo fondò nel 1857, è situato sempre all'interno dell’ex convento dei Santi Nicolò e Domenico. Scarabelli donò alla città il “Gabinetto di Storia Naturale” e negli anni diverse donazioni lo hanno arricchito. Sono esposti anche oggetti etnografici provenienti dall’Africa e dal Sud America e una mummia egizia. Contiene oltre 25.000 reperti.

7) Casa Museo, Palazzo Tozzoni, via Garibaldi 18 (rete Musei Civici). Abitato per 500 anni dalla nobile famiglia, si possono ammirare gli appartamenti perfettamente conservati a testimonianza della vita che vi si svolgeva: luoghi destinati alla rappresentanza, la biblioteca, i salotti, le cucine, le cantine e i cortili con i pozzi e la vasca. Vi sono conservati circa 200 dipinti della collezione d’arte, in cui prevale la scuola bolognese, gli arredi, i ricordi di famiglia e una raccolta di materiali provenienti dalle aziende agricole di proprietà.

Una sala conserva l’archivio storico della famiglia. I materiali sono stati ordinati dal conte Giorgio Barbato Tozzoni (1781-1873) e raccoglie documentazione di carattere familiare, politico e patrimoniale dalla seconda metà del 1400 al Novecento.


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