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Il gelo nei cuori delle madri siriane supera qualsiasi allerta meteo

Il gelo nei cuori delle madri siriane supera qualsiasi allerta meteo. È questo uno dei motivi che ha spinto l’Associazione Siria Libera e Democratica ad organizzare per sabato 24 febbraio dalle 16.30 alle 19.00 un sit in in Piazza Maggiore a Bologna. Nel Ghouta orientale, l’area che circonda la città di Damasco, oltre 1.200 persone sono state ferite dai bombardamenti del regime e circa 250 sono morte soli negli ultimi giorni. Alcune stime riportano che il numero totale di civili uccisi sia pari a circa 1.000 negli ultimi tre mesi. Anche le infrastrutture civili sono state gravemente colpite, con quattro ospedali bombardati il 19 febbraio. «Una situazione catastrofica - ha riferito un medico alla Bbc - Non abbiamo più niente, né cibo, né medicine né case e l'aviazione siriana ci bombarda dieci-venti volte al minuto». I cooperanti locali dell'ong Msf, Medici senza frontiere, lanciano un appello straziante alla ricerca di medicine salvavita che mancano quasi del tutto, "anche perché sono stati bombardate 13 strutture tra ospedali e presidi sanitari cittadini in cui operiamo". Mentre gli Osservatori Onu fanno sapere di "non avere più parole per denunciare quanto sta accadendo a Ghouta e in Siria", non si intravvedono segnali che possano far pensare a una fine dei bombardamenti che hanno distrutto le abitazioni costringendo la popolazione a rifugiarsi nei sotterranei, più della metà dei quali privi di acqua potabile, servizi igienici e sistemi di ventilazione, dove i bambini sono esposti al rischio di contrarre malattie. “Siamo di fronte al massacro del 21esimo secolo”, ha dichiarato un medico di Ghouta. “Se il massacro degli anni ’90 fu Srebrenica, e i massacri degli anni ’80 furono Halabja e Sabra e Chatila, allora il Ghouta orientale è il massacro di questo secolo in questo momento”. “Cosa significa essere madre quando non puoi nemmeno comprare un biscotto per tuo figlio? Come pensate che viva la maternità quando mio figlio mi chiede ogni giorno: ‘Moriremo oggi? Perché ci stanno bombardando’?” Queste domande, vere e agghiaccianti, le ha pronunciate Bereen Hassoun, madre e infermiera nella città di Harasta, attraverso una testimonianza raccolta da Marcel Shehwaro di Global Voices. E così, quando anche l’ONU rimane senza parole, il mondo non può rimanere in silenzio. Le Associazioni e le persone unite nella difesa dei diritti umani, sabato 24 febbraio, dalle 16.30 in Piazza Maggiore esprimeranno la propria vicinanza al popolo siriano, perché il silenzio non diventi complice di questo genocidio, per scongiurare che umanità e la speranza muoiano in Siria ogni giorno di più.


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