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"La fira ed San Lazer”: una storia lunga oltre 150 anni

Tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento che la fiera di San Lazzaro diventa importantissima tanto da richiamare compratori dalla Romagna, dalla Toscana e dal Napoletano

Una litografia di San Lazzaro

La fiera di San Lazzaro “la fira ed San Lazer”: “Magistratura  comunale,  San  Lazzaro  il  28  aprile  1830.... Veuto a cognizione  questa  Magistratura  che  in  passato  celebratasi  una  fiera  di  bestiami  e  merci  in  questo  Comune, e verificatosi che la medesima è compresa nell’elenco approvato dal Camerlengato si è dall’ill.mo Sr. Priore proposto l’attivazione della medesima, la quale proposizione è stata approvata con voti bianchi n. 13 e neri 3. Proposto la località, e stando alla consuetudine antica si è proposto il prato dell’osteria di questo capoluogo. Posto la proposizione a partito èstata approvata con voti bianchi n. 16 e neri nessuno. Proposta l’epoca  della  celebrazione  della  fiera  il  consiglio  ha  disposto  di tenerla poco prima, o poco dopo alla fiera di Funo, semprechè si possa ottenere l’abilitazione della Legazione ...”.  (ricostruzione a cura di Pier Luigi Perazzini)

Con queste parole scritte sul verbale della riunione del Consiglio comunale di San Lazzaro di oltre 150 anni fa nasceva, o meglio rinasceva, la FIERA DI SAN LAZZARO. 

La voce “fiera”, che ha origine da FORUM = PIAZZA PUBBLICA, è sinonimo di mercato; la prossimità di certe feste, le scadenze  di  uso  nei  pagamenti  e  contratti,  un determinato momento del ciclo produttivo e ogni sorta di solennità periodica, civile o religiosa, ha sempre fissato le epoche della loro celebrazione. La  fiera  peraltro  era  un  mercato  eccezionale  che  presentava l’idea di un concorso più numeroso e solenne. 

Per la Fiera di San Lazzaro fu stabilito che doveva essere annuale e tenersi nel mese di agosto per la durata di 3 gironi feriali (avendo il Camerlengato, con circolare del  1828, proibito tenersi fiere e mercati nei giorni festivi) e, come in tutte le fiere del tempo, per intrattenere tutti quelli che vi intervenivano  per  commerciare  o  comperare,  vi  erano  spettacoli, oggetti dicuriosità e quant’altro faceva di ogni fiera non solo il mezzo per realizzare economicamente il lavoro di un’annata, per rifornirsi di merci che difficilmente si sarebbero potute trovare in altri momenti o un’occasione per incontrare altra gente, imparare notizie, scambiare esperienze, ma anche una vera e propria festa a cui la popolazione interveni va in massa e  con l’abito buono. 

D’altro canto le autorità locali cercavano di favorire la partecipazione di commercianti, mediatori e compratori, sia esentandoli, per il periodo della fiera, dai dazi comunali, sia garantendo la protezione dell’Autorità civile per le contro versie, e delle forze armate pei disordini e i briganti. Ma veniamo alla nostra fiera:il primo manifesto che conosciamo è del 1831,un altro del 1846 ci informa che “..nei giorni 4-5-6 del venturo agosto avrà luogo l’antichissima fiera di merci e bestiami della quale daalcuni anni era sospesa la celebrazione.” 

Altri manifesti del 1857 e del 1859 ci dicono che la fiera è durata solo 2 giorni; mentre un manifesto del 1862 dice che “ .... con autorizzazione R.D. 22.12.1861 l’annua fiera comunale di merci  e  bestiame,  che  per  consuetudine  tenevasi  nei decorsi anni sui primi  d’agosto a giorno indeterminato,  viene  fissata invariabilmente ed in ogni anno alla prima domenica d’agosto, e ai successivi lunedì e martedì ...” 

L’importanza della fiera di San Lazzaro intanto cresceva sempre più  e,  diventando  la  partecipazione  sempre  maggiore, creava alle autorità locali vari problemi, tanto che nel 1879 un pubblico avviso dispone che è vietato fermare il bestiame lungo la via Emilia, affinché il traffico resti libero;stabilisce posti determinati per i venditori di mercerie, chincaglierie, frutta, cocomeri e altro; localizza nel prato dell’Osteria saltatori, teatri e il bersaglio; vieta qualunque gioco. 

La partecipazione sempre maggiore e le richieste dei commercianti portarono la Giunta comunale a proporre l’istituzione di una seconda fiera di merci e bestiame da tenersi alla fine del mese di settembre sempre nel capoluogo e il consiglio comunale nella seduta del 2.4.1882 l’approva all’unanimità. 

Ma è tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento che la fiera di San Lazzaro diventa importantissima tanto da richiamare compratori dalla Romagna, dalla Toscana e dal Napoletano oltre che dalla zona e dalla vicina Bologna; probabilmente l’apertura  all’esercizio  della  tramvia  Bologna-San Lazzaro-Imola avvenuta  nel  1885  e  lo  spostamento  ad  ovest  di Bologna  del mercato del bestiame (già sito nell’area dell’attuale piazza Trento e Trieste) devono aver avuto una parte non piccola in questa evoluzione. 

Che la fiera fosse diventata assai importante lo possiamo anche ricavare dalle “Corse speciali” fatte dalla Ferrovia per San Lazzaro (il 2.8.1903 a 6 corse giornaliere ordinarie, ne vengono aggiunte 10 speciali). Che la fiera fosse diventata assai importante lo possiamo anche ricavare dalle “Corse speciali” fatte dalla Ferrovia per San Lazzaro (il 2.8.1903 a 6 corse giornaliere ordinarie, ne vengono aggiunte 10 speciali). 

La fiera di settembre, che all’inizio era di un solo giorno (domenica), nel 1906 viene, come quella d’agosto, portata a 3 giorni e tale rimarrà fino al 1911. Nella  “Guida  delle  Fiere  e  Mercati  della  Provincia di Bologna” edito nel 1912, centrala Fiera della prima domenica  d’agosto  viene  detta  “importantissima”,  quella dell’ultima domenica di settembre viene già definita di “poca importanza”. 

In seguito non si trova più documentazione della fiera di settembre  mentre  quella  d’agosto  fino  al  1917  risulta durare ancora 3 giorni, poi, forse a causa della guerra in corso, della crisi economica e della scarsità del bestiame, la durata verrà limitata alla sola domenica. 

La fiera  di San Lazzaro continuerà  a dimostrare la sua validità ed importanza fino alla seconda guerra mondiale (è curioso, per esempio, rilevare che nel 1941 in occasione della fiera vengono rilasciati permessi per il gioco del vaporino, del tamburello, del tiro all’anello, dei dadi, del tombolino,  del  gioco  della  ruota  gigante  e  dei  tre secchielli,  viene  autorizzato il  sig.  Paolo  Orfei  a  “...dare spettacoli  morali  e  istruttivi  nel  suo  circo  eretto nella piazza ...”, viene anche autorizzato tale Giardini a smerciare cocomeri). Poi viene la guerra, e della fiera non si trova più traccia; ma questa è finita solo da pochi mesi che già un manifesto annuncia la “solita” fiera di San Lazzaro per il 5 agosto 1945. 

Ma San Lazzaro sta cambiando, lentamente ma inesorabilmente si avvia a perdere il suo aspetto di cittadina di campagna, è coinvolta in un’urbanizzazione sempre più rigida;  i  manifesti  del  1956/57  sono  tra  gli  ultimi ad avvisare il pubblico che la prima domenica di agosto ci sarà “la fiera di merci e bestiame”; infatti a partire dagli anni Sessanta la fiera di San Lazzaro si trasformerà in un mercato di merci varie perdendo sempre più di importanza e risonanza, diventando solo un pallido ricordo di quello che era stata per oltre 150 anni. (ricostruzione a cura di Pier Luigi Perazzini)


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