Guida

Castelli, rocche e ville: mini-guida per gite fuori porta (parte 3)

Se Bologna è ricca di Torri, il suo territorio lo è di castelli, palazzi e rocche, talvolta poco conosciuti, ma che diventano ottime mete per le gite nei fine settimana. Continuiamo il nostro viaggio in provincia

Se Bologna è ricca di Torri, il suo territorio lo è di castelli, palazzi e rocche, talvolta poco conosciuti, ma che diventano ottime mete per le gite nei fine settimana.  Continuiamo il nostro viaggio in provincia.

Argelato, Palazzo del Vignola. Situato al civico 41 di via Funo, venne costruito nel '500 su disegno dell'architetto Jacopo Barozzi, detto appunto "Il Vignola", che progettò anche la facciata della Basilica di San Petronio. 
Il palazzo è caratterizzato dalla cosiddetta "loggia passante", con soffitto a volta. E' detto anche Palazzo della Morte poichè probabilmente appartenne alla Confraternita di Santa Maria della Morte, ospedale religioso che si occupava anche dei condannati a morte e della sepoltura. Oggi è di proprietà della "Tonino Lamborghini" che ne ha curato il recupero. Ospita meeting e mostre.

San Giovanni in Persiceto, il Palazzaccio (Via Antonio Gramsci, 18). Detto anche Palazzo dell’Abate, venne edificato nel XIII secolo e fu residenza del riscossore delle decime per conto dell’Abbazia di Nonantola. Sono infatti ancora visibili gli zoccoli “anticarro” dei pilastri, per poter consentire l’accesso dei carri. Quando l’Abate di Nonantola perse la giurisdizione sul territorio, agli inizi del ‘300 furono costruite le fosse difensive attorno alla città. Agli inizi del '500 fu occupato da un ramo della casa senatoria bolognese Sampieri e nel 1710 fu convertito in abitazione. Di aspetto medievale, si presenta con una struttura muraria su un portico in legno Dal 1959 l'edificio è di proprietà del Consorzio Agrario dei Partecipanti, un'antichissima associazione agraria proprietaria di appezzamenti di terreno, che ancora oggi si occupa ogni nove anni della divisione delle terre fra i propri componenti.

San Lazzaro di Savena, Castello Dolfi Ratta (Via Emilia 261).  Per arrivare a scovarlo è necessario percorrere un viale alberato che immette in un parco secolare che circonda il Castello. Edificato nel 1500, è posto volutamente a mille passi dalla via Emilia, ma il complesso risale al quattrocento, quando era adibito a lazzaretto, da qui il nome San Lazzaro di Savena All'interno del parco vi è ancora un'antica ghiacciaia

Sasso Marconi, Palazzo de' Rossi. Sito nell'omonima via, in località Pontecchio Marconi, il Palazzo voluto dal nobile Bartolomeo de' Rossi nella seconda metà del 1400, si articola su due livelli, nei pressi del canale del fiume Reno. Una location perfetta alle porte di Bologna per ricevere ospiti illustri, tra campagne e colline. 15 sale, tra i quali un ambiente da 150 metri quadrati, tre logge, un grande cortile d'onore e un bellissimo giardino all'italiana. 

Agli inizio del 1500 ospitò Papa Giulio II e più tardi Papa Leone X che dichiarò la contrada di Pontecchio feudo dei Rossi, insieme ai terreni adiacenti. Anche Papa Paolo III Farnese vi soggiornò nel 1543, oltre a Torquato Tasso nel 1586. Oggi, oltre ad ospitare matrimoni e convention, a settembre di ogni anni vi si tiene la storica "Fira di Sdaz" (fiera dei setacci), antica festa contadina. 

Sasso Marconi, La Quiete di Mezzana. Sempre nel territorio di Sasso Marconi a, civico 170 della via Porrettana, la villa venne fatta costruire dall'Abate Belloni, di nobile famiglia bolognese, all'inizio del '700, e fu proprio l'ecclesiastico a darle l'evocativo nome. Infatti è collocata all'interno di un parco secolare. Si sviluppa su due piani collegati da uno scalone e l'interno è caratterizzato da ampi saloni. L’Abate non badò a spese: fece spianare due colli e la collocò sull'altipiano. La Villa è stata set del film “Il Testimone dello sposo” di Pupi Avati e dello sceneggiato su “Enzo Ferrari”. 
All’inizio del '900 fu acquistata da una soprano di origini ungheresi, Etelka Gerster, moglie del suo impresario, il medico e giornalista Carlo Gardini. Così divenne una scuola di canto lirico. In seguito diventò di proprietà del neurologo Vincenzo Neri. 


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