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"La vedova allegra" al Duse: grande fermento all’ambasciata del Pontevedro a Parigi!

Sabato 20 e domenica 21 novembre "La vedova allegra" in scena al Teatro Duse di Bologna con la Compagnia Corrado Abbati. 

Un ripasso sulla trama? All’ambasciata del Pontevedro a Parigi, c’è grande fermento. Sta arrivando la Signora Anna Glavari, giovane vedova del ricchissimo banchiere di corte. L’ambasciatore, il Barone Zeta, ha ricevuto l’incarico di trovare un marito pontevedrino alla vedova e questo per conservare i milioni di dote della signora, in patria. Infatti se la signora Glavari passasse a seconde nozze con un francese, il suo capitale lascerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e per il Pontevedro sarebbe la rovina economica.

Njegus, cancelliere dell’ambasciata, è un po’ troppo pasticcione per una simile impresa ma c’è il conte Danilo che potrebbe andare benissimo. Njegus e Zeta tentano di convincerlo ma lui non ne vuole sapere. Tra Danilo e Anna c’era stata una storia d’amore finita male a causa della famiglia di Danilo. Da parte sua la vedova, pur amando Danilo, non lo vuole dimostrare e fa di tutto per farlo ingelosire. Frattanto si snoda un’altra storia d’amore che vede protagonisti Valencienne, giovane mogliettina di Zeta, e Camillo de Rossillon, un diplomatico francese che la corteggia con assiduità. I due si danno convegno in un chiosco. Li sta per sorprendere il barone Zeta quando Njegus riesce a fare uscire per tempo Valencienne ed a sostituirla con Anna.

La vedova sorpresa con Camillo! Tutti sono sconvolti, Danilo furioso abbandona la festa. Tutto ormai sembra compromesso ma Njegus, vero Deus ex-machina, riesce a sciogliere gli equivoci e a far confessare ad Anna e Danilo il loro reciproco amore. La patria è salva. D’ora in poi la signora Glavari non sarà più “La vedova allegra” ma la felice consorte del conte Danilo Danilowitch".

“Nel 1861 - spiega Corrado Abbati, che firma regia e adattamento - il commediografo e librettista francese Henri Meilhac, lo stesso della Carmen di Bizet, scrisse un piacevole vaudeville che divenne famosissimo solo molti anni dopo, nel 1905, grazie alla musica di Franz Lehár: era nata ‘La vedova allegra’. ‘Non si offenda, ma questa non è musica’. Questa frase, dettata dallo stesso Lehár, apparve incisa sulle medaglie omaggio che la direzione del Teatro An der Wien offrì in occasione della trecentesima replica. Una rivincita che il musicista volle concedersi nei confronti della direzione del teatro stesso e dei critici, che la sera della prima gli avevano rivolto quello scettico e non lungimirante apprezzamento. Ma forse avevano ragione. ‘La vedova allegra’ non è musica, è molto di più: è un’emozione, un’esperienza sensitiva che si stampa a lungo nella memoria di chi l'ascolta”.

“’La vedova allegra’ – prosegue Abbati - è un capolavoro di genuina ispirazione, i protagonisti sono coinvolti in un vorticoso e divertente scambio di coppie, di promesse, di sospetti e di rivelazioni. Un parapiglia che, come è naturale che sia in un’operetta, al termine si ricompone nel migliore dei modi con il matrimonio fra la bella vedova Anna Glavari e l'aitante diplomatico Danilo”.  “Così, nel finale, tutti cantano la celeberrima marcetta ‘E' scabroso le donne studiar!’ in una Parigi elegante e spensierata, come elegante e spensierata vuole essere questa edizione – conclude il regista - dove si va da Maxim, ancora oggi simbolo mondano-turistico parigino, si danno nomi capricciosi alle donnine che allietano le serate piccanti dei diplomatici, si cantano valzer pervasi da un erotismo scintillante, si ballano indemoniati can-can e si ama con assoluta gaiezza in un’atmosfera spensierata e contagiosa che assimila attori e pubblico”.

Compagnia Corrado Abbati

libretto VICTOR LÉON E LEO STEIN

da un soggetto di HENRI MEILHAC

musica FRANZ LEHÁR

adattamento e regia CORRADO ABBATI


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