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"Raices Tango": la leggenda del Tango Miguel Angel Zotto

Si fa presto a dire “tango”, etichettando Raices come uno spettacolo sulla danza argentina dal 2009 Patrimonio Immateriale dell'Umanità per l'UNESCO. Si fa presto, e si sbaglia. Raices Tango è un viaggio che parte dagli Indios della Foresta Amazzonica, passa per l’invasione spagnola, la nascita dei “meticci” frutto delle violenze sulle indifese donne indigene, lo sbarco degli immigrati italiani in Argentina, si sofferma sui bordelli, sull’ancheggiare lento di donne e uomini della comunità creola, preludio al famosissimo “ocho”, il passo più importante del tango, arriva fino a Papa Pio X la cui benedizione “purifica” definitivamente il ballo scandaloso e prosegue con esibizioni che ti trascinano in un mondo perfetto. Dove tutto è musica, ritmo, danza, energia allo stato puro.

Balla, Vivi, Ama. Le radici, la forza, l’emozione del ballo: il vecchio e il nuovo mondo si incontrano nella  potenza selvaggia degli Indios, il folklore dei gauchos, l’eleganza, la passione controllata, la carica che solo il Tango Argentino può donare: Raices Tango è un viaggio nella storia della danza argentina più amata al mondo e il 18 febbraio sarà a Bologna al Teatro Manzoni. Solo per i nostri lettori un numero limitato di biglietti a prezzi scontati

Un inedito ideato, coreografato e interpretato da Miguel Angel Zotto, leggenda del tango argentino, affiancato dall’espressività, la sensibilità e la grazia della compagna sul palco e nella vita, Daiana Guspero. La compagnia conta venticinque artisti - 16 ballerini e 5 musicisti - tra cui spiccano i gauchos della Pampa Argentina e l’Indio Olegui Atucà Guaranì, il Figlio del Vento che con la sua arte si batte da trent’anni contro i crimini commessi ai danni degli indigeni nel folto silenzio della foresta amazzonica.

È un crescendo di emozioni che avvolge e coinvolge: lo espectáculo ideato e coreografato da Miguel Angel Zotto consacra la leggenda del tango nell’Olimpo della genialità artistica e segna lo spartiacque tra il tango di ieri e quello di domani. Scenografie comprese. Non c’è termine entusiastico che possa rendere omaggio all’Idea da cui scaturiscono quasi due ore di danza, e definirla “danza” è un eufemismo. Non c’è espressione che possa spiegare la fusione tra Miguel e la sua musa, compagna sul palco e nella vita, Daiana Guspero. Insieme sono pura poesia, nel tango come nel cameo di rock ‘n roll, e ogni volta ti chiedi quale alchimia muova quattro gambe all’unisono seppur separate, nei movimenti lenti come in quelli scatenati. L’incarnazione perfetta dell’Inno alla Gioia.

La genialità di Zotto raggiunge l’apice nel Malambo con Traspiè, accompagnato unicamente dal ritmo ancestrale dei tamburi: l’invenzione del Maestro è già nel nome, coniato per l’incredibile quadro in cui i gauchos, al solo ritmo dei tacchi, accolgono i tangueri che sfilano ballando il doppio passo in un tempo solo della milonga. E partono i brividi. Alla fine esplode letteralmente il teatro, dopo quasi due ore di emozioni: i gauchos della Legión Malambo, guidati da Fabián Serna, tornano sul palco per “duettare” ancora con i tangueri e con l’Indio Olegui Atucà Guaranì, il Figlio del Vento, ma questa volta i tamburi si mescolano sapientemente alla magia della Tango Sono Orchestra, capaci - tutti insieme - di trascinare in un crescendo di passi, ritmo e musica che vorresti non finisse mai. Esattamente come assistere al gran finale di uno spettacolo pirotecnico. 

Ecco perché Raices Tango è un sogno: rompendo gli schemi del tango classico sfocia in uno show inedito e travolgente, per raccontare una storia che, dalla danza, arriva direttamente al cuore del pubblico. Poche volte, finito uno spettacolo, vorresti ricominciasse da capo all’istante. Poche volte, ti alzi con la voglia di vederlo ancora, e ancora. Raices Tango ha questo immenso potere: ti cattura, portandoti via con sé per lasciarti quasi spossato, ma mai sazio.

Ecco perché Raices Tango è un sogno: rompendo gli schemi del tango classico sfocia in uno show inedito e travolgente che parla di amore, cultura, rispetto per ogni essere vivente in cui tangheri, gauchos e Indio convivono sul palco in un crescendo di emozioni per raccontare una storia che dalla danza arriva direttamente al cuore del pubblico. 

Lo show - La suggestione iniziale è quella della potenza selvaggia degli Indios del Nuovo Mondo. Poi il folklore delle serate intorno al fuoco dei gauchos delle pampas sudamericane fino a giungere al tango, il ballo della gente di Buenos Aires, dei compadritos, dei migranti Italiani, Francesi, Tedeschi, Russi che s’incontrano nelle balere e nei cortili, tra polvere e povertà, pianti di bambini e sogni di giovinezza, malinconia del vivere e fremiti d’amore. Le prime immagini sono potenti e innovative nella loro tradizione: i personaggi appaiono misteriosi, i tamburi rievocano ritmi ancestrali, le bolas nelle mani dei gauchos volteggiano vorticosamente nell’aria ricordando l’antico utilizzo coma arma da caccia. E finalmente l’eleganza, la passione controllata, la carica che solo il Tango Argentino contemporaneo può regalare nell’interpretazione del suo massimo testimone: Miguel Angel Zotto.

Miguel Angel Zotto, il Tango e l’Italia - Le radici del tango crescono sul fertile terreno argentino dove si stabiliscono le prime comunità di immigrati Italiani. Proprio come la famiglia di Miguel Angel Zotto, cognome originale Zotta, cambiato in Zotto da un errore di trascrizione nel registro argentino degli immigrati. Il nonno Michele Arcangelo nasce infatti nel paesino lucano di Campomaggiore. Miguel Angel inizia a ballare il tango con l’uomo di cui porta il nome, fino a “ritrovare” le radici italiane al punto di riattraversare l’oceano e stabilirsi in Italia con la moglie e compagna sul palco Daiana Guspero e le figlie. “Io sono italiano, sono contento di esserlo e il mio ponte con l’Argentina è sempre stato e sempre rimane l’Italia, il Paese dove sono maggiormente conosciuto.  

È una musica che offre sentimento, nostalgia, passione, quindi identità. Abbiamo fatto dodicimila chilometri sull’oceano per arrivare qui: questo è il tango. Noi argentini siamo uguali fisicamente e culturalmente agli Italiani e questo in Italia si comprende: la  radice del tango è italiana. È per questo che il tango si balla tanto in Italia ed è veramente meraviglioso. Sono  nato  con  il tango nelle orecchie, in una famiglia tipicamente italiana: molto uniti tra noi, ballavamo  in  casa  con  mio  padre, mio zio e mio fratello”.

La febbre del Tango contagia l’Italia Ballare è creare musica con il corpo. “Abbiamo fatto dodicimila chilometri sull’oceano per arrivare qui: questo è il tango”. Parola di Miguel Angel Zotto. Più che una danza, è una vera e propria filosofia di vita. Da Buenos Aires ha contagiato il mondo ma soprattutto l’Italia, che si divide il primato di “capitale” del tango con il suo Paese d’origine. Una vera e propria “febbre” capace di coinvolgere oltre cinquantamila Italiani per più di 560 scuole censite in tutta la Penisola. Un numero in continua crescita: a Roma si contano oltre tremila appassionati, Milano e Torino superano i duemila. Il tango non ha età, attira anche i giovanissimi per i valori che rappresenta e il popolo che lo pratica proviene da ogni livello sociale e professionale. “Il tango è coppia - spiega Zotto -  uomo e donna al cinquanta per cento, anche se il passo più importante, l'otto (la donna disegna con un piede un 8 intorno al suo compagno per dare avvio alle danze), lo fa la donna. Nessun ballo raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra due corpi: palpitazione, energia. Una composizione travolgente”.
 


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