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La cultura riparte dopo il lockdown: i musei aperti a Bologna e le mostre da vedere

Dal 18 maggio al via le aperture graduali dei musei: finalmente, con tutti i presidi e le precauzioni anti-contagio, sarà possibile visitare mostre e luoghi della cultura

I meravigliosi musei di Bologna sono tornati dopo il lockdown e adesso è davvero possibile tornare a immergersi nelle bellezze artistiche delle nostra città. Che ci sono tanto mancate e che molti di noi hanno continuato a vivere grazie ai contenuti online e agli appuntamenti in streaming, visite guidate incluse. Come per tanti altri ambiti, anche per la cultura, tante cose non saranno più come prima e le aperture di musei ed esposizioni si stanno avviando con gradualità, un po' per volta.

Alcune modalità di fruizione dei palazzi e delle mostre sono cambiate, a vantaggio della nostra sicurezza e di quella del personale che opera al loro interno: indossare la mascherina, prenotare il giorno e l'orario della visita, igienizzarsi le mani all'ingresso, rispettare le distanze di sicurezza. Regole semplici che non compromettono l'esperienza. 

Per la riapertura, i musei civici hanno adottato la strategia di una ripresa a step sia per lecollezioni permanenti che per quelle temporanee con un calendario che parte da MAMbo e Museo della Musica, fino ad arrivare (sabato 23 maggio) al Museo Civico Medievale e Casa Morandi. E poi ci sono Palazzo Fava con il suo Polittico Griffoni e "La Riscoperta di un capolavoro".  Altri palazzi ed esposizioni sono ancora chiusi e in fase riorganizzativa, ma presto torneranno tutti! 

Covid fase 2, musei di Bologna verso la riapertura: misure di sicurezza e nuovi orari

Ecco i musei che hanno già riaperto e le mostre visitabili: 

1. MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna

Riapertura: martedì 19 maggio. Mostra in corso e prorogata al 20 settembre 2020: La Galleria de' Foscherari 1962 - 2018, MAMbo, Project Room. La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, spazio che il museo dedica principalmente alla riscoperta di alcuni degli episodi culturali più stimolanti e innovativi in ambito bolognese e regionale, prosegue la sua attività espositiva con La Galleria de’ Foscherari 1962 – 2018, mostra che ricostruisce la nascita e lo sviluppo di un punto di riferimento per l’arte contemporanea a Bologna e non solo.

La Galleria de’ Foscherari, fondata da Enzo Torricelli, al quale si uniscono in seguito Franco Bartoli e Pasquale Ribuffo, nasce nei primi anni Sessanta e fin dall’inizio articola il proprio programma di attività su due filoni d’indagine strettamente connessi: l’attenzione alla tradizione criticamente consolidata e l’interesse per la ricerca e la sperimentazione. Accanto a un fitto calendario di mostre che si sono sviluppate in queste due direzioni, segnando la vita culturale della città, la galleria ha portato avanti un’attività editoriale rappresentata non solo da cataloghi e monografie, ma anche da una collana di quaderni su temi specifici curata storicamente da Pietro Bonfiglioli, oggi selezionati e ristampati nella pubblicazione antologica Il Notiziario della Galleria de’ Foscherari (1965-1989), che viene pubblicato in occasione della mostra per la cura di Vittorio Boarini. L’esposizione al MAMbo vuole essere un riconoscimento, un ulteriore contributo alla lunga e ricca storia della galleria e un omaggio alla figura di Pasquale Ribuffo, scomparso nel 2018.
L’allestimento accosta un’ampia scelta di materiali storici – fotografie, documenti, cataloghi, locandine, inviti – a una selezione di opere di artisti che hanno segnato i momenti chiave nell’attività della de’ Foscherari: Pierpaolo Calzolari, Mario Ceroli, Pirro Cuniberti, Luciano De Vita, Marcello Jori, Sophie Ko, Luigi Mainolfi, Piero Manai, Eva Marisaldi, Liliana Moro, Claudio Parmiggiani, Concetto Pozzati, Germano Sartelli, Mario Schifano, Vedovamazzei, Gilberto Zorio.

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (apertura dal 19 maggio)
lunedì chiuso
martedì, mercoledì, giovedì, venerdì h 14.00–18.30
sabato, domenica h 11.00–18.30

2. Museo Morandi: un omaggio al grande artista bolognese

Riapertura: martedì 19 maggio. Il Museo Morandi al MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna. Nell'autunno 2012, a seguito del trasferimento del Museo Morandi nei propri spazi, MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna ha avviato una nuova progettualità espositiva, presentandosi al pubblico in una nuova veste. La presenza della collezione morandiana - oltre a mettere in risalto la grande influenza dell'artista nel contemporaneo - crea un collegamento con le vicende artistiche bolognesi, con la storia del museo e con le sue ragioni fondanti, generando un forte legame con la Collezione Permanente. Grazie a un continuo incremento del patrimonio garantito da nuove acquisizioni, donazioni e prestiti in comodato, la Collezione è costantemente oggetto di ricerca e rinnovamento.

Museo Morandi (apertura dal 19 maggio)

lunedì chiuso
martedì, mercoledì, giovedì, venerdì h 14.00–18.30
sabato, domenica h 11.00–18.30

3. Palazzo Fava: la riscoperta del Polittico Griffoni 

“La Riscoperta di un Capolavoro”, la grande mostra che riporta a Bologna, a 500 anni dalla sua realizzazione e a 300 dalla sua dispersione, le tavole del Polittico Griffoni dei ferraresi Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, che proprio a Bologna, con la maestosa pala d’altare realizzata tra il 1470 e il 1472 per l’omonima cappella nella Basilica di San Petronio, diedero avvio al loro straordinario sodalizio artistico.

La mostra si compone di due sezioni: il Piano Nobile di Palazzo Fava ospiterà “Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna”, con l'esposizione delle tavole originali ad oggi superstiti provenienti dai 9 Musei internazionali prestatori, assieme alla ricostruzione del Polittico, una vera e propria rimaterializzione della pala d’altare così come dovette apparire ai bolognesi di fine Quattrocento. Si tratta di una perfetta riproduzione dell’originale realizzata da Factum Foundation di Adam Lowe, che dai primi anni Duemila si occupa di documentare, monitorare e ricreare il patrimonio culturale mondiale attraverso lo sviluppo di tecniche di registrazione ad alta risoluzione e ricostruzione in 3D.

Il secondo piano pertanto ospiterà “La Materialità dell’Aura: Nuove Tecnologie per la Tutela” a cura di Adam Lowe, Guendalina Damone e del team della Fondazione, sezione nella quale verrà mostrato, attraverso video, immagini e dimostrazioni con gli strumenti di scannerizzazione 3D progettati dalla stessa fondazione, l’operato di Factum e l’importanza delle tecnologie digitali nella tutela, registrazione e condivisione del patrimonio culturale, proprio a partire dal lavoro svolto sulle tavole originali del Polittico.

Orari ampliati (tutti i giorni dalle ore 9 alle 22), ingressi contingentati e prenotazioni on line o telefoniche alcune delle misure adottate da Genus Bononiae. Musei nella città - circuito di cui fa parte Palazzo Fava - per consentire la visita alla mostra in totale sicurezza, in ottemperanza alle normative del DPCM.  

4. Museo internazionale e biblioteca della musica

Riapertura: martedì 19 maggio. Il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, risultato di un progetto culturale realizzato dal Comune di Bologna con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stato inaugurato nel maggio 2004 nell’affascinante contesto architettonico del cinquecentesco Palazzo Sanguinetti prospiciente la centrale Strada Maggiore. Il Palazzo, donato alla città da Eleonora Sanguinetti nel 1986, è stato sottoposto ad un attento restauro per riportare all’originario splendore i ricchissimi affreschi interni – che, realizzati tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, ne fanno uno degli esempi più alti del periodo napoleonico e neoclassico a Bologna – oltre che per adeguarlo alle moderne esigenze di allestimento, di conservazione e di fruizione. L'idea di realizzare un Museo della musica a Bologna è nata non solo dalla necessità di ribadire l'importanza dell'esperienza bolognese nell'arte della musica, ma anche dall'esigenza di soddisfare una pluralità di intenti: primo fra tutti portare a conoscenza del grande pubblico il ricco e variegato patrimonio di beni musicali che il Comune di Bologna possiede e custodisce e che prima per mancanza di uno spazio adeguato era rimasto confinato nei depositi.

Il percorso espositivo, la biblioteca musicale, l’area eventi, i laboratori per la didattica, il foyer con le postazioni multimediali interagiscono con le stanze decorate da Pelagio Pelagi, Serafino Barozzi, Vincenzo Martinelli, Antonio Basoli, proponendo il Museo come un luogo vivace, polifunzionale e interattivo, frequentato dagli addetti ai lavori e dagli appassionati come dai turisti, dagli adulti come dai bambini, con un unico comune denominatore: la musica in tutte le sue forme ed espressioni. Sopra tutti un nume tutelare: quel Padre Giovanni Battista Martini - una delle più illustri personalità del Settecento musicale europeo - grande erudito, “vorace” collezionista, teorico e compositore, nonché ricercato maestro di contrappunto osservato, cui si deve il nucleo originario delle imponenti collezioni musicali bolognesi.
L'area Musica conferisce al Museo della Musica un ruolo di coordinamento per la valorizzazione del patrimonio artistico e librario assegnati e per la promozione della cultura musicale nella città e nel territorio, sulla base di programmi condivisi e convenzioni con l'Università di Bologna, il Conservatorio di musica G.B. Martini, la Fondazione Teatro Comunale e le istituzioni e gli enti altri che afferiscono a questa disciplina.

Museo internazionale e biblioteca della musica (apertura dal 19 maggio)
lunedì chiuso
martedì, mercoledì, giovedì, venerdì h 10.00-13.00 | 15.30-18.30
sabato, domenica h 10.00-18.30

5. Museo Civico Archeologico: una visita a Palazzo Galvani  

Riapertura: mercoledì 20 maggio. Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel quattrocentesco Palazzo Galvani fin dalla sua inaugurazione ufficiale, avvenuta il 25 settembre del 1881. Ospita le ricche collezioni archeologiche provenienti dall'antico Museo Universitario dalla donazione del pittore Pelagio Palagi e dagli scavi condotti a Bologna e territorio tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. Il Museo si colloca tra le più importanti raccolte archeologiche italiane ed è soprattutto rappresentativo della storia locale, dalla preistoria all'età romana. La sua sezione etrusca è il punto di partenza per conoscere la civiltà dell'Etruria padana, che ebbe come capitale Bologna, l'etrusca Felsina. Le antiche collezioni conservano capolavori dell'arte greca e romana; di particolare rilievo è la raccolta di antichità egiziane, una delle più importanti d'Europa.

Museo Civico Archeologico (apertura dal 20 maggio)
lunedì, mercoledì h 10.00-14.00
martedì chiuso
giovedì h 15.00-19.00
venerdì h 18.00-22.00
sabato h 14.00-20.00
domenica h 10.00-16.00

6. Museo del Patrimonio Industriale: tutta la storia economico-produttiva di Bologna

Riapertura: mercoledì 20 maggio. Il Museo del Patrimonio Industriale documenta, visualizza e divulga la storia economico-produttiva della città e del suo territorio dall’Età Moderna a quella Contemporanea. Collocato nella prima periferia della città, ha come suggestiva sede una fornace da laterizi ristrutturata risalente alla seconda metà del secolo XIX. Il Museo del Patrimonio Industriale fa parte dell’Istituzione Bologna Musei del Comune di Bologna ed è il fulcro dell'area Patrimonio Industriale e Cultura Tecnica.

Museo del Patrimonio Industriale (riapertura dal 20 maggio)
lunedì, martedì chiuso
mercoledì, giovedì, venerdì h 10.00-13.00
sabato, domenica h 10.00-14.00

7. Museo Civico Medievale: un tuffo nel passato e la mostra "Imago Splendida" 

Riapertura: giovedì 20 maggio. Il museo, che ha sede nel quattrocentesco Palazzo Ghisilardi, espone principalmente testimonianze del Medioevo cittadino, dai più antichi manufatti dei secoli VII-IX alla grande statua di Bonifacio VIII (1301). Sono esposte sculture e materiali databili tra l'inizio del Trecento e il Cinquecento, testimonianze dell'arte rinascimentale dovute a artisti attivi a Bologna nei secoli XV e XVI come Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Si segnalano inoltre le ricche raccolte di codici miniati, di armi, di avori, di bronzetti e di vetri.

La mostra da vedere: Imago splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento. 
La mostra organizzata presso il Museo Civico Medievale, in collaborazione con la Curia Arcivescovile di Bologna, l’Università di Bologna e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia è incentrata sull’affascinante e poco studiata produzione scultorea a Bologna tra XII e XIII secolo. L’esposizione, curata da Massimo Medica e da Luca Mor, è l’occasione per presentare per la prima volta alcuni rarissimi capolavori lignei della città, alcuni dei quali restaurati per l’occasione.

Tali opere, principalmente grandi crocifissi, consentiranno di fissare una nuova tappa verso la comprensione dei modelli di riferimento nella Bologna di quel tempo. Qui, del resto, il Medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla posizione strategica della città sulla Via Emilia, quindi tra gli Appennini e le direttrici verso l’Oltralpe, sia per la nascita nel tardo XI secolo di una celebre scuola giuridica.

Una realtà così cosmopolita garantì un impulso costante per i contatti internazionali, l’indotto dei commerci, lo sviluppo urbano e, non ultime, le commissioni artistiche, tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Oggi però di questi manufatti rimane assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, anche a causa della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi secondo una tendenza che accomuna tutti i grandi centri italiani.

Ciò rende ancora più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti che per lo più si caratterizzano di esempi monumentali di elevata qualità esecutiva. Basti menzionare il superbo gruppo della Crocifissione che campeggia nella Cattedrale di San Pietro (tra i più antichi in Italia ancora completi delle figure dei Dolenti), del tutto isolato nel panorama emiliano-padano ed esito credibile di una bottega alpina itinerante specializzata nella lavorazione del legno che realizzò l’opera entro 1184, anno di consacrazione della nuova chiesa avvenuta alla presenza di papa Lucio III.

Le novità del Duecento trovano invece riscontro in un pregevole gruppo di sculture stilisticamente omogenee che raffigurano il Christus Triumphans, ormai pervase da un naturalismo gotico modulato in virtù dell’iconografia più o meno arcaizzante. Si tratta del Crocifisso ancora poco conosciuto della chiesa Santa Maria Maggiore, che oggi ritorna all'antico splendore dopo l'importante restauro finanziato dal Comune di Bologna; del Crocifisso nelle Collezioni Comunali d’Arte, riallestito nel corso Trecento su una croce dipinta da Simone dei Crocifissi; nonché del Crocifisso pervenuto alla raccolta d’arte della Fondazione Giorgio Cini a Venezia.

L’identificazione di questa importante bottega e l’occasione di esporre insieme le sue opere costituirà pertanto una circostanza pressoché irripetibile, non solo per rendere noti i preziosi dati di restauro e per cercare di approfondire il tema dello spazio liturgico a Bologna tra il XII e XIII secolo (anche grazie all’esposizione di coeve croci dipinte) , ma anche per misurare in dettaglio gli originalissimi effetti locali della rinascenza gotica su un genere artistico così particolare: stimolato in modo sinergico sia dalle novità d’Oltralpe, mediate nel capoluogo emiliano attraverso la circolazione di “arti minori” ( in mostra verranno esposti alcuni preziosi codici miniati ed altri oggetti liturgici) ed eruditi stranieri, sia dall’influsso di quelle toscane che proprio in città manifestarono episodi di primo piano come la famosa Arca marmorea di San Domenico, realizzata per la chiesa omonima da Nicola Pisano e aiuti (1264-1267).

La mostra è prorogata fino al  6 settembre 2020

Museo Civico Medievale (apertura dal 21 maggio)
lunedì, mercoledì, venerdì chiuso
martedì, giovedì, sabato, domenica h 10.00-18.30

8. Museo civico del Risorgimento: sale, libri, documenti storici

Riapertura: venerdì 22 maggio. Il Museo Civico del Risorgimento di Bologna è un istituto composito, che comprende: il Museo propriamente detto con sala espositiva, depositi e aula didattica; la Biblioteca, con ricchi fondi librari, documentari, archivistici, iconografici; il Progetto Certosa per la valorizzazione culturale del cimitero monumentale cittadino, vero e proprio museo a cielo aperto; il portale Storia e Memoria di Bologna, un luogo dinamico ed in continua crescita in cui rivivono gli ultimi secoli della storia cittadina. Realtà diverse ma complementari, che si occupano, ciascuna con proprie sedi, finalità e attività, della conservazione e della valorizzazione del patrimonio culturale relativo al periodo storico che parte dalla Rivoluzione Francese e arriva alla Seconda Guerra Mondiale. Il Museo Civico del Risorgimento è parte dell'ISTITUZIONE BOLOGNA MUSEI | AREA STORIA E MEMORIA.

Museo civico del Risorgimento (apertura dal 22 maggio)
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì chiuso
venerdì, sabato, domenica h 10.00-14.00

9. Museo Davia Bargellini: in mostra "Il Camino dei Fenicotteri"

Riapertura: venerdì 22 maggio. All’interno dell’imponente palazzo eretto per volere di Camillo Bargellini tra il 1638 e il 1658, su disegno dell’architetto Bartolomeo Provaglia, e decorato sul portale d’ingresso da due grandi atlanti, opera degli scultori Gabriele Brunelli e Francesco Agnesini, sorse dal 1924 il museo, per volere dell’allora Soprintendente alle Gallerie, Francesco Malaguzzi Valeri. Ancora oggi le sette sale espositive risentono in gran parte del primitivo allestimento che l’ideatore aveva stabilito per i due distinti nuclei patrimoniali che lo componevano - la Quadreria Davia Bargellini e la raccolta d’arti applicate - nell’intento di dare vita ad un appartamento arredato del Settecento bolognese, nel quale accanto a mobili e suppellettili di pregio si dispongono anche oggetti rari, come lo scenografico teatrino per marionette e l’incantevole riproduzione in miniatura dell’interno di una abitazione privata del XVIII secolo.

La galleria dei dipinti, uno dei rari esempi ancora integri di collezionismo storico cittadino, proveniente in gran parte dalla famiglia Bargellini, introduce – con opere come la tavola della Madonna dei Denti di Vitale da Bologna, firmata e datata 1345, la Pietà di Simone dei Crocefissi e la Madonna con Bambino di Cristoforo da Bologna – alla grande stagione del Trecento bolognese che giocò un ruolo di primaria importanza nell’Europa tardo-medievale. La cultura tardogotica bolognese è rappresentata da opere come il San Giovanni Battista di Jacopo di Paolo e l’Evangelista di Michele di Matteo. Altri interessanti dipinti recano testimonianza delle vivaci vicende artistiche cittadine dal XV fino al XVIII secolo: significative sono le opere che illustrano i rapporti fra padri e figli all’interno delle botteghe a gestione familiare (Prospero e Lavinia Fontana, Giuseppe Maria e Luigi Crespi). Alla committenza dei Bargellini si devono alcuni ritratti di autorevoli componenti del casato, realizzati da Bartolomeo Passerotti e numerose tele di tema sacro e profano richieste a Marcantonio Franceschini, ancora inserite all’interno delle belle cornici originali. La scultura bolognese è documentata da un’ampia rassegna di opere dal XVI al XIX secolo, appartenenti alla prolifica tradizione della coroplastica.

Importante nucleo del museo, la raccolta di oggetti di arte applicata, “curiosità della vecchia Bologna” di varia provenienza, che secondo Malaguzzi Valeri dovevano più direttamente rispondere a quell’idea di “arte e industria” posta alla base della creazione del museo, ha finito per dare vita ad una singolare collezione in cui accanto a numerosi ferri battuti, bronzi ornamentali, chiavi e paramenti liturgici finemente ricamati, trova spazio una Berlina di Gala, carrozza tardo settecentesca, straordinariamente dipinta e dorata, con intagliato lo stemma cardinalizio di Filippo de Angelis (1792-1872), molto probabilmente proveniente dalla collezione della famiglia Pepoli. Anche la ceramica graffita occupa, con le sue testimonianze, un ruolo di assoluta rilevanza, passando dai boccali trecenteschi di fabbricazione romagnola e centro-italiana, ad opere bolognesi risalenti all’età dei Bentivoglio, rinvenute durante gli scavi di inizio Novecento nel centro cittadino, durante la costruzione di un edificio dove originariamente sorgeva una antica fornace.

Mostra in corso:  Il Camino dei Fenicotteri. I disegni dei Casanova dall'Æmilia Ars alla Rocchetta Mattei. A cura di Paolo Cova, Ilaria Negretti, Mark Gregory D’Apuzzo, Museo Davia Bargellini, fino al 6 settembre 2020

Museo Davia Bargellini (apertura dal 22 maggio)
lunedì, mercoledì, giovedì chiuso
martedì, venerdì h 9.00-14.00
sabato, domenica h 10.00-18.30

10. Museo per la Memoria di Ustica

Riapertura: sabato 23 maggio. L’installazione permanente di Christian Boltanski al Museo per la Memoria di Ustica di Bologna circonda i resti del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980 mentre si dirigeva verso l’aeroporto di Palermo. A un anno di distanza dal suo ritorno a Bologna, il relitto dell’aereo passeggeri viene mostrato nella cornice suggestiva ed evocativa che l’artista francese ha generosamente e appositamente creato per la città. Le 81 vittime della strage sono ricordate attraverso altrettante luci che dal soffitto del Museo si accendono e si spengono al ritmo di un respiro. Intorno al velivolo ricostruito 81 specchi neri riflettono l’immagine di chi percorre il ballatoio, mentre dietro ad ognuno di essi 81 altoparlanti emettono frasi sussurrate, pensieri comuni e universali, a sottolineare la casualità e l’ineluttabilità della tragedia.

9 grandi casse nere sono state disposte dall’artista intorno ai resti riassemblati del DC9: in ognuna di esse sono stati raccolti decine di oggetti personali appartenuti alle vittime. Scarpe, pinne, boccagli, occhiali e vestiti che documenterebbero la scomparsa di un corpo, rimangono così invisibili agli occhi dei visitatori. Solo le loro immagini sono state ordinatamente impaginate da Boltanski nella “Lista degli oggetti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH 870” una pubblicazione che, coinvolgendo lo spettatore direttamente nella memoria dell’avvenimento, lo vede protagonista nella ricostruzione della verità.

Da sempre l’opera di Christian Boltanski analizza il concetto di tempo, l’aspetto reliquiale della testimonianza e la sua esposizione attraverso forme installative rigorose e suggestive.
Per Boltanski la dimensione evocativa del ricordo impone visioni molteplici e soggettive, ogni narrazione viene abbandonata per divenire solitudine del pensiero individuale, per rimandare all’azione e alla ridefinizione di una realtà che ci vede sempre e costantemente protagonisti e complici. Christian Boltanski nasce a Parigi nel 1944.
Vive e lavora a Parigi.

Museo per la Memoria di Ustica (apertura dal 23 maggio)
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì chiuso
sabato, domenica h 10.00-18.30

11. Casa Morandi: entrare nel microcosmo dell'artista

Riapertura: sabato 23 maggio. Si tratta della casa in cui l'artista bolognese visse e lavorò fino al 1964. Nel 1933 l'artista e la sua famiglia si trasferiscono al n° 36 di via Fondazza. Morandi sceglie per sé la stanza sul cortile, la più appartata e quella in cui la luce entra da sinistra attraverso la finestra che si apre sul giardinetto con l'aiuola e l'ulivo e sui tetti toccati dall'aria dei colli, vista che conosciamo da numerosi suoi quadri. In questa camera - studio l'artista trascorre le sue ore di riflessione, lavoro e riposo, in un dialogo ininterrotto con la sua realtà e le sue immagini. E' un microcosmo a cui non manca nulla di ciò che lo interessa e che nella sua semplicità diviene per lui il luogo dell'arte e la condizione indispensabile per la sua creazione. Lo studio, l'atmosfera, gli oggetti originali rivivono nell'appartamento di via Fondazza, che, ampliando il ricco percorso espositivo del Museo Morandi, diventa spazio di approfondimento sull'opera di Giorgio Morandi. Installazioni audio-video, tecnologie multimediali, la biblioteca e numerosi documenti appartenuti all'artista sono a disposizione del pubblico. Una sala di lettura accoglierà gli studiosi, mentre uno spazio polivalente ospiterà incontri, seminari e iniziative culturali. L'intervento di restauro è stato realizzato grazie al sostegno del Comune di Bologna e di Unindustria Bologna, su progetto dello Studio d'Architettura Iosa Ghini.

Casa Morandi (apertura dal 23 maggio)
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica chiuso
sabato h 15.30-18.30


 


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