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Mostra personale di Nicola Pica e Mario Esposito

Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte in Galleria Falcone e Borsellino 2/D Bologna: inaugurazione sabato 12 marzo 2022 ore 17.00
MARIO ESPOSITO e NICOLA PICA

Reiterazione di soggetti, naturali e non, evocativi di icone, di elementi appartenenti ad un paesaggio se non del suo insieme. Strade parallele, su cui scorrono ricordi ed emozioni che, per mano dell’artefice, prendono forma fisica. Nella eco estetica delle murrine veneziane, i primi, o revisionati, i secondi, nell’atto finale di congiungere i colori, dal cui armonico insieme fiorisce la bellezza. Un concetto in espansione, il cui incipit brilla nella luce degli smalti, distesi con sapiente maestria ad evocare un senso di lucido brillore. E l’atto creativo, che scorre nelle mani dell’artista Mario Esposito, per diventare immagini: di monumenti celebri e di una vespa, il velocipede icona del nostro tempo, di gufi e di polpi, di pesci o cuori, se non di visioni astratte liberamente ispirate ad i Grandi Maestri Mirò e Kandinsky. Ridotte, quasi timide nel formato, da cui i celebri ‘piccolini’: a loro volta da ‘cumponere’, ovvero da riassemblare, in liberi accostamenti la cui cura spetta all’osservatore. Che abbraccia l’estetica dell’artista, come musica, intrecciandosi ad essa fino a farla propria nella giocosa melodia di una nuova, sempre diversa, composizione. Ne abbraccia la generosa poetica, marcando l’aspetto relazionale il cui apice interiore è espresso dalla vitalità degli alberi, dipinti e ricorrenti, permeati di gusto klimtiano. Un’arte pulsante, di ricordi e natura, il cui valore trova ampio consenso in termini di pubblico e critica, nazionali ed esteri.

Un’estetica fruibile, i cui soggetti evocano suggestioni e sensazioni tratte da uno sguardo attento e rivolto al paesaggio beneventano. Di qui monti, campi e cieli stellati la cui morbidezza, cifra stilistica di Nicola Pica, nel pieno rispetto dei canoni figurativi tradizionali, è scandita dall’uso del colore inteso, quest’ultimo, come frutto ed equilibrio del suo stesso insieme. Da cui cromocostruzione, quale ulteriore meta di un percorso di forte sperimentazione, di matrice goethiana, romantica ed idealista, contrapposta ad ogni accezione prettamente fisica, meglio newtoniana, di cromia. Ribelle nei confronti del reale ed alimentata dagli occhi di un’anima in perenne osservazione, la cui iniziale visione si eleva a pura emozione, arricchita dall’impiego, oltre che dell’olio e dell’acrilico, di inserti nobili quali l’argento e l’oro zecchino, e sintesi di una poetica che colloca la produzione dell’artista tra le avanguardie dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale, ulteriormente attestata dalla partecipazione alla prestigiosa Biennale di Venezia.

Testo critico e presentazione:

Pietro Franca



 


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