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Focus sulle professioni turistiche: seminario in occasione della 21° Borsa del Turismo

Seminario proposto in occasione della 21° Borsa del Turismo delle 100 Città d'Arte che si terra a Palazzo Isolani dal 18 al 20 maggio.

L'ASSURDITA' DELLE NORME EUROPEE E LA DIFESA DI UNA PROFESSIONALITA' INSCINDIBILMENTE LEGATA AD UN TERRITORIO ED ALLA SUA STORIA ARTISTICA CULTURALE DIFENDIAMO E DIVULGHIAMO LA GUIDA "CANTASTORIE" ESPERTA DEL CONTESTO TURISTICO E' ormai consolidata la convinzione che la professione di Guida Turistica deve essere un'offerta di servizi qualificati e irriproducibili anche dalle nuove tecnologie messe a disposizione dal Web per i turisti delle nuove generazioni. Le guide oggi le scarichiamo, le assembliamo, le robotizziamo, le condividiamo. Confidiamo di più in ciò che ci ha consigliato il cugino economista che è passato per di là, o l'amica volontaria che ci ha vissuto 5 anni, piuttosto che di un professionista diplomato in storia dell'arte; e se vogliamo saperne di più su aspetti prettamente artistici, consultiamo Wikipedia online. È evidente che per sopravvivere questa nobile professione deve cambiare pelle: la guida 'umana' deve essere soprattutto un cantastorie e un esperto del contesto. Deve saper affascinare il turista con la local knowledge, accessibile a pochi che non siano radicati nel luogo: non deve sapere solo di che stile classico è il capitello del templio, o in che anno lo hanno messo lì, ma anche cosa è successo nei 2 millenni successivi in quel luogo, come lo hanno ritratto poeti e scrittori, la sua importanza per l'identità locale e nazionale, quali pressioni speculative minacciano la sua sopravvivenza, dove si mangia la migliore pizza nel raggio di una passeggiata.

Queste cose non le sa né la guida Lonely Planet, da cui comunque non possiamo avere risposte rapide; né Wikipedia; né il cugino. Lo sa la guida professionale, se è preparata, creativa, informata, connessa, e formata localmente. Ed è l'unica classe di guida che oltre che a fare bene al turista, fa bene anche al luogo visitato, se compie la sua funzione educatrice e spinge il turista fuori della beatentrack a conoscere davvero un paesaggio e la sua comunità. È per questo che il cambio della normativa europea di cui parla Elena Biscotti è assurdo. È l'ennesima dimostrazione di irrazionalità della tecnocrazia UE, che per contribuire a paradigmi ideali ma lontani dalla vita reale dei cittadini (la libera circolazione delle professioni, la coesione regionale, la costruzione di un identità pan-europea) perde di vista ciò che abbiamo già, e che la nostra legislazione nazionale, per una volta eccellente, accoglie: la valorizzazione dei saperi locali, l'idiosincrasia dei paesaggi sociali e culturali, il contesto di un turismo che non è più quello del 1970. Le guide turistiche devono difendere la loro professionalità rendendo consapevole la politica che non si tratta di un arroccamento su un privilegio di categoria ma la consapevolezza del rischio di dequalificare irrimediabilmente l'offerta turistica del nostro paese.


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