Coronavirus e fase 2, i sindacati: "Far ripartire solo chi è in grado di garantire sicurezza"
"Va definita, o meglio ridefinita, l’organizzazione dei tempi di lavoro"
Anche i sindacati confederati, Cgil, Cisl e Uil hanno partecipato ieri, 18 aprile, all'incontro del Patto per il lavoro, durante il quale la Regione Emilia-Romagna ha presentato un testo di partenza per definire le modalità e le priorità per avviare la “fase 2”.
"Questo documento ha il merito di rappresentare una base di discussione che dovrà essere meglio articolata nelle
prossime ore all’interno di un quadro normativo nazionale - fanno sapere le parti sociali che spingono per una - precisa gerarchia decisionale, che include i tavoli di confronto e l’attribuzione di ogni singola competenza" per evitare "sovrapposizioni".
Riguardo alle filiere produttive, Cgil, Cisl e Uil sottolineano che "l’obiettivo comune è far ripartire solo chi è in grado di garantire adeguati standard di sicurezza. In questo modo saremo in grado di tenere unite due priorità: la tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori, e la ripresa delle attività produttive", si legge nella nota di fine incontro.
Dalla proposta della Regione al Governo, emergono le aperture anticipate per alcune filiere (fra cui automotive e automazione, ceramica, moda, nautica e offshore), per salvaguardare l’export dell’Emilia-Romagna, e nell’edilizia e costruzioni, con riferimento ai cantieri delle opere pubbliche e dei comparti operativi collegati. E poi, avvio dei Tavoli provinciali per l’individuazione dei protocolli da applicare in tutte le filiere e i settori, dalla manifattura alla logistica, dall’agricoltura alla mobilità. Il tutto, garantendo ciò che serve per avere la massima sicurezza contro la diffusione del covid-19.
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"È poi chiaro a tutti, più che mai in questa fase di emergenza, quanto sia necessaria una linea di comando chiara e semplificata. Dobbiamo quindi organizzare e mettere a sistema, cioè condividere tutti i protocolli e gli accordi siglati tra imprese e parti sociali che riguardano la sicurezza e la gestione e il contrasto alla diffusione del Covid-19".
"Divieto di licenziamento"
Ma per i sindacati ciò non è ancora sufficiente: "Va definita, o meglio ridefinita, l’organizzazione dei tempi di lavoro e quindi la mobilità (gli spostamenti da casa al lavoro e viceversa), a cui aggiungiamo anche il tema degli spazi delle nostre città. E non ultimo, quello dei servizi, perché la giornata lavorativa deve conciliarsi con la vita familiare, in particolare con quella di chi vive con figli e persone non autosufficienti. Infine, va ovviamente ribadito il divieto di licenziare e quindi la salvaguardia dei livelli occupazionali, nonché il ruolo della contrattazione aziendale nelle questioni che attengono alla riorganizzazione, considerato l’uso massiccio degli ammortizzatori sociali necessari in questa fase di transizione. È quindi evidente come un quadro simile richieda precise responsabilità su chi
vigila e controlla. Tutti elementi - concludono - che dovranno essere posti al centro della imminente discussione che ci attende, al fine di farli successivamente confluire in un documento regionale da condividere nei prossimi giorni".