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Sette mostre a settembre: opere da vedere, percorsi fra arte, storia e fumetto

I palazzi e le galleria di Bologna sono vivaci più che mai dopo l'estate: mostre e visite da non perdere per tutto il mese. Attenzione alle grandi mostre in fase di chiusura: ultima chiamata per Pazienza e Mosse!

Mostre ed esposizioni da non perdere a settembre: attenzione a queste due date, 19 e 26 perchè chiudono due bellissime esposizioni, quella di Richard Mosse al MAST e quella di Andrea Pazienza a Palazzo Albergati. E siamo agli sgoccioli anche per la mostra dedicata a Michelangelo Pistoletto a Palazzo Boncompagni (18 settembre 2021). Insomma, per alcuni appuntamenti con la cultura sta per scattare l'ultima chiamata, occasione da cogliere assolutamente prenotando le visite quanto prima. 

Le sette mostre di settembre da non perdere a Bologna: 

1. Andrea Pazienza "Fino all'estremo": il genio creativo che ha cambiato il fumetto

Fino all’estremo. Così si intitolava la prima stesura di quello che sarebbe poi diventato Gli ultimi giorni di Pompeo, il vertice artistico e narrativo di Andrea Pazienza. Classe 1956, fumettista, disegnatore, illustratore e pittore: Andrea Pazienza è stato - senza alcun dubbio - il massimo esponente di quello storytelling tutto italiano così libero, al servizio di un flusso di coscienza inarrestabile e senza precedenti che da quel momento ha caratterizzato il mondo della nona arte: il fumetto. A 24 anni dall’ultima mostra antologica del 1997 a lui dedicata nel capoluogo emiliano e dopo tanti mesi di chiusura a causa della pandemia, dal 7 maggio 2021 arriva a Palazzo Albergati di Bologna il genio creativo di Andrea Pazienza, fumettista che con le sue vignette ha cambiato per sempre il mondo del fumetto e che si trasferì all’ombra delle Due Torri nel ’74 per iscriversi al DAMS e iniziare nel ’77 la sua carriera sulle pagine di “Alter Alter”, delineando fino all’84 i tratti del suo periodo più creativo e stimolante. In mostra oltre 100 opere provenienti dagli archivi delle persone a lui più vicine come il fratello, la sorella, la moglie e altri, tra tavole originali dei fumetti e opere pittoriche fatte con i materiali più diversi: dai pennarelli alle tempere, dalla matite ai colori acrilici e molto altro. Ad arricchire la mostra anche una selezione di bellissime e storiche immagini del grande fotografo e artista visuale Enrico Scuro.

Partendo dalla sua produzione artistica che poggia sui tre pilastri Pentothal, Zanardi e Pompeo, la mostra è un viaggio nella vita dell’artista e tra le vie di una Bologna resa calda dai movimenti studenteschi del ’77. Un racconto di rivolte, amori, guerre politiche e turbamenti vissuti da una generazione di meravigliosi sognatori che hanno inciso sulla loro pelle una via crucis di libertà e rivoluzione. A raccontare tutto questo sono la forza, la potenza e l’urlo espressivo coi quali Andrea Pazienza, nel giro di un solo decennio (muore infatti prematuramente a soli 32 anni nella sua casa di Montepulciano il 16 giugno 1988), lascia la sua firma indelebile nella narrativa illustrata non solo coi bianchi e neri dell’epopea di Fiabeschi, ma anche coi colori del Giallo Matematico e delle Notti di Carnevale di Zanna, Colas e Petrilli, i pennarelli sui fogli a quadretti coi quali Pompeo correva incontro al suo destino, ma anche tutte quelle meravigliose illustrazioni che - da Betta sullo squalo al Corteo di Bologna - hanno fatto di Andrea Pazienza uno dei più grandi maestri del colore di tutti i tempi.

2. Richard Mosse al MAST 

La Fondazione MAST ospita la prima mostra antologica dell’artista Richard Mosse, curata da Urs Stahel: un percorso unico in termini di impatto visivo, capace di rovesciare il modo in cui rappresentiamo e percepiamo la realtà. Nella mostra - che  si sviluppa su tre spazi della Fondazione MAST: Gallery, Foyer e Livello 0 - sono esposte 77 fotografie di grande formato, 3 video installazioni immersive (The Enclave 40', Incoming 52' e Quick 13') e un grande video wall a 16 canali (Grid, Moria 7'). Le fotografie di grande formato e i video generano un’esperienza immersiva di rara intensità, sorprendente per la forza degli stimoli visivi e sonori. Emerge la straordinaria attualità del lavoro di Mosse, che sovvertendo le convenzioni fotografiche, grazie alla tecnologia, ci fa osservare l’invisibile: i conflitti, le migrazioni, il cambiamento climatico.

3. Pistoletto e l'innovazione in mostra nel palazzo cinquecentesco

È questa una mostra del tutto particolare, sia per il luogo che la ospita, lo splendido cinquecentesco Palazzo Boncompagni con i suoi affreschi e la straordinaria scala a chiocciola del Vignola, sia per l'inedito rapporto che si è creato tra il Palazzo di Papa Gregorio XIII, la sua stessa figura di grande innovatore, e Michelangelo Pistoletto, uno dei massimi artisti contemporanei. La mostra propone una sorta di fil rouge dell'arte di Michelangelo Pistoletto, dalle superfici specchianti degli anni '60 a Terzo Paradiso, protagonista del lavoro artistico di Pistoletto degli ultimi decenni, ospitato nella ampia loggia d'ingresso di Palazzo Boncompagni - dove è collocato anche un "pozzo" - e su cui l'artista ha fondato la sua complessa concezione filosofico-sociale sul tema della conciliazione tra estremi bipolari - natura/cultura, io/tu, naturale/artificiale.

Le dieci opere di Pistoletto esposte, infatti, non sono "allestite" nella grande Sala delle udienze papali, nelle tre sale attigue e nella loggia, ma "abitano" questi luoghi colloquiando e rispecchiandosi in essi e nel pensiero di chi le realizzò. Il tema che propongono - per primo, il rapporto tra potere, religioni e società - è in stretto rapporto con le architetture e le decorazioni del Palazzo: al centro della grande Sala del Papa, affrescata con le storie del giovane Davide e preziose grottesche che decorano il soffitto con intrecci di fauna e flora, è l'installazione Un metro cubo di infinito, un poliedro costituito da sei specchi legati tra loro con uno spago, ma gli specchi sono rivolti verso l’interno del cubo e dunque non visibili allo spettatore fruitore: citando lo stesso artista, rappresenta "l’idea di tutte le infinite possibilità che esistono nella riflessione interna dall’uno all’infinito”.

4. Dante e la miniatura a Bologna 

Fino a domenica 3 ottobre. Come è noto Dante soggiornò a Bologna in più occasioni: una prima volta probabilmente intorno al 1286-87, quando forse frequentò, come “studente fuori corso”, l’Università. Più prolungato dovette essere invece il secondo soggiorno, che vide il poeta trattenersi in città per almeno due anni, dal 1304 al 1306. Dopo avere lasciato Verona, e poi Arezzo Dante ricercava ora nella scrittura e nello studio il motivo del suo riscatto che l’avrebbe risollevato dall’ignominia dell’esilio, iniziato nel 1302. Ed è probabile che in queste circostanze avesse scelto proprio Bologna come possibile nuova meta, atta a garantirgli le necessarie risorse per vivere e anche per studiare e scrivere. Un presenza che dovette consentirgli di entrare in contatto con alcuni di quei luoghi deputati alla produzione e alla vendita dei libri, dove probabilmente aveva avuto notizia dello stesso miniatore Oderisi da Gubbio di cui fa menzione nell’XI canto del Purgatorio.

ll miniatore Oderisi da Gubbio risulta in effetti documentato a Bologna tra gli anni sessanta e settanta del Duecento, il che induce a credere che egli avesse operato nell’ambito della miniatura locale del cosiddetto “primo stile”, le cui caratteristiche ritornano, come documentano alcuni dei codici esposti, nella stesura rapida e corsiva, giocata su una gamma assai limitata di colori.

A questa prima fase dovette seguire più tardi una diversa e più aggiornata corrente di stile capace di rinnovare, nel ricorso ad una sintassi figurativa legata ai modelli della tradizione bizantina, il carattere delle decorazione dei codici bolognesi. Questa ulteriore , definita “secondo stile”, ebbe come protagonista il cosiddetto Maestro della Bibbia di Gerona, nome che gli deriva da una sontuosissima Bibbia oggi conservata alla Biblioteca Capitolare di Gerona. Come risulta dai graduali da lui miniati per la chiesa di San Francesco la sua attitudine a confrontarsi con i modelli più colti della cultura ellenistico-bizantina rivive nelle cadenzate euritmie che caratterizzano le varie figurazioni, ripensate si direbbe direttamente sugli esempi della miniatura di età paleologa, ma anche antecedenti collegabili alla rinascenza macedone. Il tutto interpretato con una verve ed una vitalità, anche cromatica, di sapore tutto occidentale, tale da presupporre un confronto anche con le coeve novità della pittura monumentale, ben documentate a Bologna negli anni del più antico soggiorno di Dante, dalla Maestà che Cimabue eseguì per la chiesa dei Servi. Ed è forse a questo cambiamento che Dante allude nella Commedia quando dopo avere fatto riferimento ad Oderisi da Gubbio parla dell’altro miniatore, il fantomatico Franco Bolognese.

5. "Eccellenze italiane"

Fino a fine settembre, ingresso gratuito. Dopo il grande successo mondiale dell’iniziativa Eccellenze italiane nelle due edizioni precedenti – L’illustrazione per ragazzi: Eccellenze italiane e Figure per Gianni Rodari. Eccellenze Italiane, presentate complessivamente in oltre trenta Paesi –prosegue l’attività di promozione dell’illustrazione italiana per ragazzi nel mondo attraverso una nuova mostra dedicata alle eccellenze nella nuova generazione degli illustratori italiani per ragazzi.

Eccellenze italiane. La nuova generazione degli illustratori italiani per ragazzi è stata presentata nell’ambito dell’edizione 2021 di Bologna Children’s Book Fair (14-17 giugno) ed è visibile online sulle BCBF Galleries. In mostra le opere di venti giovani illustratori italiani, scelti tra le personalità di spicco più promettenti: Giacomo Agnello Modica, Andrea Antinori, Michael Bardeggia, Beatrice Cerocchi, Marianna Coppo, Francesca Corso, Cecilia Ferri, Chiara Ficarelli, Marta Pantaleo, Giulia Pastorino, Irene Penazzi, Alice Piaggio, Camilla Pintonato, Michelangelo Rossato, Veronica Ruffato, Lorenzo Sangió, Francesca Sanna, Luca Tagliafico, Giulia Tomai, Veronica Truttero.

6. Vimercati-Morandi: "Ripetizioni differenti"

Mostra personale a cura di Lorenzo Balbi. Nella riscoperta critica che negli ultimi decenni ne ha consacrato il riconoscimento tra le più originali ricerche sulle potenzialità del medium fotografico in Italia, la vicenda creativa di Franco Vimercati (1940-2001) è stata ricorrentemente avvicinata all'opera pittorica e incisoria di Giorgio Morandi, pur nella differente elezione del linguaggio espressivo. L'analogo procedimento di interrogazione seriale di oggetti comuni prelevati dal dato di realtà e una condizione di schiva solitudine, ancorata ai margini del sistema dell'arte, ha suggerito un parallelismo nella postura, estetica e di ethos, di due artisti diversamente inattuali per riluttanza di adesione alle convenzioni del proprio tempo storico, e per questo profondamente contemporanei.

Le poetiche dei due autori trovano un'occasione di accostamento, unica e speciale per capacità di risonanza interiore, nella mostra Vimercati - Morandi. Ripetizioni differenti allestita a Casa Morandi, la casa atelier di via Fondazza dove il maestro bolognese visse e lavorò dal 1910 al 1964. Il progetto espositivo è curato da Lorenzo Balbi e promosso da Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi con la preziosa collaborazione di Archivio Franco Vimercati e Galleria Raffaella Cortese.

Le 23 fotografie di Franco Vimercati esposte – 3 dalla serie Senza titolo (Fiori), 6 dalla serie Senza titolo (Vaso) e la serie completa di 14 immagini del corpus Senza titolo (Brocca) – sono state selezionate per richiamare una diretta corrispondenza tematica con alcuni dei soggetti prediletti da Morandi nella sua indagine pittorica, di cui a Casa Morandi si conservano alcuni esemplari originali.

7. "I Love Lego": i mattoncini più famosi del mondo diventano opere d'arte

Palazzo Albergati di Bologna fino al 26 settembre 2021 raddoppia la sua offerta espositiva inaugurando, insieme ad Andrea Pazienza. Fino all’estremo, la mostra I Love Lego  per bambini e appassionati di tutte le età.  In un gioco di colori e prospettive e scenari minuziosamente riprodotti in decine di metri quadrati, I Love Lego presenta in scala ridotta 7 fantastici mondi costruiti con i mattoncini più famosi del mondo: dalla frenesia della città contemporanea alle avventure leggendarie dei pirati; dai paesaggi medievali agli splendori dell’Antica Roma in una riproduzione fedelissima del Foro di Augusto; dalla conquista dello spazio, alla suggestiva riproduzione di un paesaggio artico per arrivare al sorprendente scenario della Liberazione. Queste riproduzioni sono state create da un gruppo di collezionisti tra i più importanti in Europa, che hanno impiegato anni a mettere insieme questa enorme mole di pezzi.

Costruzioni e non solo. Attraverso una “caccia al personaggio” - tra edifici e palazzi, tra galeoni e templi - il visitatore è invitato a cercare personaggi celebri (e non) nascosti all’interno delle installazioni: da Harry Potter a Dart Vader, diversi gli ospiti a sorpresa inseriti nelle divere installazioni che accompagnano nella visita tutti coloro che vogliono divertirsi a scovare tra i mattoncini. E a dimostrare quanto i moduli più famosi del mondo siano in grado di “creare arte a 360°”, in mostra a Palazzo Albergati è presente una selezione di tele ispirate a grandi capolavori della storia dell’arte reinterpretati e trasformati in “omini lego” dall’artista romano Stefano Bolcato: unendo la sua passione per i LEGO e la sua arte - attraverso una tecnica pittorica ad olio - crea forme di assemblaggio ispirate in particolare modo dal “magnetismo” dei ritratti rinascimentali.


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